martedì 25 novembre 2008

"Interrogazione Pisu sulla preoccupante situazione che riguarda i migranti ospitati presso il Centro di Prima Accoglienza di Elmas (CA)"

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

INTERROGAZIONE n. 1444/A

Cagliari, 20 novembre 2008

Interrogazione PISU, con richiesta di risposta scritta, sulla preoccupante situazione che riguarda i migranti ospitati presso il Centro di prima accoglienza di Elmas (CA).

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Il sottoscritto,

premesso che:
- a seguito dell'intensificazione di accessi in Italia, tramite la Sardegna, di persone migranti provenienti dal continente africano, è stato costituito il Centro di prima accoglienza in un edificio posto dentro l'aeroporto militare di Elmas (CA) destinato, appunto, all'accoglienza e al sostentamento, comprese le cure mediche, nonché le procedure di identificazione e accertamento dell'eventuale età minorile;
- a partire dal 28 ottobre 2008, all'interno del medesimo centro sono cominciate le audizioni della Commissione territoriale per la protezione internazionale di coloro che, entrando in Italia, hanno presentato la domanda per ottenere l'asilo e lo stato di rifugiato;
- l'occasione dei colloqui suddetti, di cui si è avuta conoscenza poco prima, ha evidenziato una situazione che non era nota e che, tuttora, è scarsamente diffusa;
- a partire da quest'estate sono state portate dal resto d'Italia in Sardegna persone che sono fuggite dai loro paesi di appartenenza per ragioni di persecuzione e che hanno avanzato, per tale motivo, richiesta di ottenere lo stato di rifugiato e l'asilo (il centro di Elmas e l'Hotel Setar di Quartu Sant'Elena ne hanno ospitato circa 200, arrivati da vari paesi africani come la Somalia, la Nigeria, la Costa D'Avorio e altri paesi come l'Afghanistan, il Kurdistan, l'Iraq, il Burkina Faso);
- nessuno è sbarcato in Sardegna direttamente e tutti avevano presentato alle questure la richiesta di asilo, come rifugiati, nel giugno 2008;

considerato che la Sardegna è stata indicata tra i territori circoscritti entro cui i richiedenti asilo devono risiedere senza potersi allontanare: le sue condizioni geografiche impediscono che facilmente si sfugga a tale obbligo, dovendo attraversare il mare con mezzi che richiedono documenti; i richiedenti lo stato di rifugiato hanno dei documenti di riconoscimento temporanei, che non consentirebbero l'acquisto di biglietti di viaggio; inoltre, il loro precipuo interesse, una volta abbandonato il paese in cui subivano una persecuzione, è di restare nel luogo indicato fino a quando non sia stato loro riconosciuto il diritto d'asilo;
constatato che l'isolamento, attuato di fatto per alcuni aspetti, non ha favorito neanche i contatti necessari per potersi, poi, allontanare dalla Sardegna con un sicuro altro approdo;

preso atto che la Commissione territoriale per la protezione internazionale, competente per la Sardegna ad effettuare i colloqui di accertamento dei requisiti per la protezione internazionale, è quella di Roma, costituita però in composizione mista con rappresentanti di altre commissioni, la quale si è insediata presso la Prefettura di Cagliari ed ha iniziato i colloqui nel centro di Elmas, appunto dal 28 ottobre 2008; Continua Quì

1 commento:

Rifondazione Libera ha detto...

giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne


www.unimondo.org, 25 novembre 2008


"Occorre fare di più per dare esecuzione alle leggi esistenti e combattere l’impunità: bisogna combattere atteggiamenti e comportamenti che tendono a condonare, tollerare, giustificare o ignorare la violenza commessa contro le donne".


È l’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon in occasione della "Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne" che si celebra oggi, 25 novembre. Ovunque nel mondo in paesi ricchi e poveri, le donne sono sottoposte a sevizie, percosse, stupri, assassini, e sono vittime del traffico di esseri umani" - afferma Ban Ki-Moon sottolineando che si tratta di "violazioni dei diritti umani che vanno ben oltre il danno individuale, perché rappresentano una minaccia a sviluppo, pace e sicurezza di intere società".


In particolare il Segretario generale dell’Onu ricorda che le donne che "vivono in società alle prese con conflitti armati fronteggiano pericoli ancora maggiori". "In presenza di conflitti sempre più complessi anche il modello di violenza sessuale si è evoluto. Ora le donne non sono più solamente in pericolo durante il periodo del conflitto; la possibilità di essere aggredite da eserciti, milizie, ribelli, criminali, perfino polizia, è la stessa in fasi di maggiore calma".


Ban Ki-Moon ricorda alcuni esempi "particolarmente odiosi": "Nella travagliata provincia del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove la media di stupri denunciati si attesta intorno ai 350 casi, le vittime sono talvolta sottoposte a mutilazione genitale e ancora più preoccupante è l’età di molte vittime".

Ban Ki-Moon ha quindi annunciato la "Campagna globale per porre fine alla violenza contro le donne", che punta a aumentare il livello di consapevolezza pubblica, nonché la volontà politica e le risorse a disposizione, oltre che a creare un ambiente propizio a trarre pieno profitto dagli impegni politici esistenti".


In occasione della Giornata, Amnesty International denuncia il legame tra povertà e violenza e lancia un’azione in favore delle donne colpite da Hiv/Aids in Sudafrica. "Quello del Sudafrica è un tragico esempio del legame tra povertà e violenza. Se è vero che la violenza contro le donne colpisce donne di ogni etnia, età e classe sociale, tuttavia povertà e violenza sono fattori che si influenzano e si rafforzano a vicenda" - ha dichiarato Erika Bernacchi, del "Coordinamento donne" della Sezione italiana di Amnesty. In Sudafrica vivono cinque milioni e mezzo di persone colpite da Hiv/Aids, il più alto numero al mondo. Il 55% dei contagi riguarda le donne. La percentuale di donne tra i poveri e i disoccupati in Sudafrica è altissima e la povertà svolge una funzione di barriera all’accesso ai servizi sanitari per le donne contagiate nelle aree rurali del paese.


In Italia, secondo l’ultima indagine Istat commissionata lo scorso anno dal Ministero dei diritti e delle pari opportunità del precedente Governo, oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita. La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) e la grandissima maggioranza (oltre il 90%) non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l’età media delle vittime: ben un milione e 400mila (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni.


L’attuale Dipartimento per le Pari Opportunità, dando continuità all’iniziativa già intrapresa negli anni precedenti attraverso il Progetto "Rete Antiviolenza tra le città Urban Italia", ha attivato a partire dal 2006 una più ampia azione sperimentale di contrasto al fenomeno della violenza intra ed extrafamiliare. Si tratta del progetto "Antiviolenza Donna e gestione di un call-center a sostegno delle donne vittime di violenza". Il progetto prevede la creazione di una "Rete Nazionale Antiviolenza" che coinvolge, oltre agli Enti Locali e ai Centri Antiviolenza già parte del progetto Urban, anche le Amministrazioni Centrali a vario titolo attive nella lotta al fenomeno della violenza.