domenica 19 ottobre 2008

Università, resistenza dura a Cagliari, spinta al blocco totale. “Cancellano le nuove generazioni, blitz in 9 minuti"


di Daniela Paba

da L'altravoce.net

Di tanto fermento l'assemblea convocata ieri alla Facoltà di Lettere di Cagliari è stato un esempio clamoroso. Non solo perché nell'aula magna, stracolma, tutti sono rimasti a discutere dalle 9,30 alle 13,30 coordinati dal preside Roberto Coroneo in persona, dando alla discussione ritmo, equilibrio e la garanzia di un confronto aperto. Ma soprattutto perché sono intervenuti a parlare docenti, ricercatori, dottorandi, studenti, borsisti, manager, candidati rettori, senatori, consiglieri comunali, sindacalisti, persino alcuni genitori. “In Francia - ha ricordato il sociologo Marco Pitzalis - il governo per reagire alla crisi finanziaria ha deciso di rafforzare le università e il sistema della ricerca. Mentre da noi si tagliano i fondi, il governo francese rilancia e aggiunge ai cinque 5 miliardi di euro, un incremento di 1,8 miliardi € l'anno per tre anni. Cioè un aumento del 6,5% l'anno del budget delle università.Questo significa avere un Governo all'altezza delle ambizioni di un Paese”.

Per Raffaele Paci bisogna dire alcuni “No chiari e un Sì invece a un esame di coscienza che discuta la razionalizzazione della didattica, il rinnovo della ricerca scientifica. Iniziamo a ragionare - ha detto l'ex preside della facoltà di Scienze Politiche, candidato alla successione di Mistretta - sull'Università del futuro”. Gli ha fatto eco Maria del Zompo, docente di Medicina e candidata pure lei al vertice dell'ateneo cagliaritano “Così non funziona e non è più possibile fare finta di niente. Ci dicono “dobbiamo tagliare perché l'università è un costo e non è un investimento”: dimostriamo che non è così. Dimostriamo all'OCSE che ogni euro investito in cultura ne produce dieci. Quanto alla ricerca: vogliamo fare un discorso economico? Tutte le multinazionali hanno capito che finanziando ricerche specifiche il risultato è un impoverimento delle innovazioni. Oggi adottano interi atenei non solo per quanto riguarda la biomedica o l'informatica ma anche i settori umanistici e sociali, e non certo perché sono filantropi, ma perché conviene. Facciamoli leggere questi dati al signor Tremonti”.

E Teresa rappresentante del CNR di Cagliari - che funziona con un 64% di personale precario destinato a restare a casa già domani grazie ai tagli previsti - ha detto che “Abbiamo appeso ovunque un volantino col necrologio per la ricerca, ma ci vogliamo unire alla protesta che colpisce l'università dal basso. La rivista americana “Nature” ha pubblicato un articolo in inglese che l'intera comunità scientifica mondiale leggerà dove si dice che il lavoro dei ricercatori italiani è stato buttato nella spazzatura. Già domani i nostri laureati non godranno più della stessa considerazione. Il nostro disagio l'abbiamo scritto sulle lenzuola e il prorettore Anedda quando abbiamo chiesto di appenderlo ci ha detto “Legateli bene perché il vento non li porti via”.

Francesca Corrias ha parlato da studentessa e genitore “è vero che si può dare di più e ci sono carenze, ma il taglio della ricerca significa impedire il futuro e invece noi dobbiamo investire in cultura e ricerca, lottare perché sia fatta in Italia. Non dobbiamo permettere che i nostri figli siano costretti ad andare in America”. Edoardo Lai studente di storia ha sottolineato il pericolo di lottizzazione politica dell'Università che deriva direttamente dalla trasformazione degli atenei in fondazioni e un appello a non creare contrapposizioni con i docenti e i ricercatori in agitazione è arrivato dagli studenti delle liste LSD che sta per Liberi Studenti Dimenticati “Mi pesa perdere lezioni - ha detto una studentessa che si mantiene da sé gli studi - ma se non prendiamo posizione perdiamo di vista la meta. Vogliono creare fondazioni che poi saranno finanziate con soldi pubblici che sono i nostri. L'università è casa mia, se vi dovessero sfrattare cosa fareste? Questa legge è un calcio nel sedere”.

Un microfono ha dato voce alle paure e alle amarezze di una generazione “Più vado avanti e più mi vengono dubbi - ha detto un ragazzo - Cosa faremo dopo? Non vedo prospettive, non vedo speranze, posso solo venire qui e cercare disperatamente di fare qualcosa”. Carola Farci studentessa dell'ateneo di Pisa ha raccontato cosa succede Abbiamo iniziato con un'assemblea, eravamo in tanti e nel dubbio di quale sede occupare ci siamo contati e abbiamo occupato il polo didattico e il rettorato insieme.Bisogna muoversi ora e subito”. Antonio Sassu di Scienze politiche, candidato rettore, ha ricordato che “ Le grandi lotte contro certi provvedimenti sono state fatte da piccoli gruppi e poi si sono estese per la comunanza degli obiettivi. Noi ci siamo incontrati perché l'obiettivo è che la ricerca e l'Università devono essere pubblici, la ricerca ha effetti sociali e un ritorno molto elevato per l'intera società non certo per i singoli privati che preferiscono investire su cose che rendono subito. Tagli, blocco di turn over e trasformazione delle Università in Fondazioni ci toccano da vicino e toccano il dettato della Costituzione la dove dice che scuola e università devono essere pubbliche”. Il quarto candidato a succedere a Mistretta, Giovanni Melis, ha mandato un intervento, letto in assemblea, dove si sottolineava come i contenuti della legge fossero in netto contrasto con gli impegni firmati dall'Italia al protocollo di Lisbona che stabilisce degli standard internazionali in materia di istruzione e formazione.

Una segnale deciso ed esplicito è stato sollecitato da Antioco Floris docente di cinema a Scienze della Formazione: “dobbiamo far sì che il rettore prenda posizione nei confronti della Conferenza dei Rettori. Il blocco delle lezioni nel mese di novembre, prima dello sciopero generale, ha un valore simbolico”. Al preside di Lettere che paventava la politicizzazione della protesta ha replicato Filippo Zerilli, antropologo e ricercatore della Facoltà di Lingue e letterature: “l'obiettivo è contrastare una politica universitaria prodotta da questo governo che è l'interlocutore contro cui è importante prendere posizione, sfruttando anche il proprio peso istituzionale. Il rettore, per protesta, dovrebbe rassegnare le dimissioni e rimettere il mandato nelle mani del ministro. Raffaele Paci ha usato la metafora della maratona e dei 100 metri, il blocco totale della didattica per due settimane sono i nostri cento metri”.

“Vi racconto come è andata in Parlamento- ha concluso Francesco Sanna, senatore Pd, rivolgendosi agli studenti - La legge 133 è stata preparata dal decreto legge 112, la cui discussione è durata nove minuti e mezzo. La finanziaria prevede tagli lineari di spesa, che si applicano in maniera orizzontale, sia a quanti hanno operato bene, sia a quanti hanno sperperato. Così, senza ragionare, hanno messo la fiducia. Martedì prossimo la commissione per gli affari costituzionali cercherà di sollevare pregiudiziali di costituzionalità sulla legge. Ma per riportare in Parlamento la discussione occorre però una forte iniziativa popolare degli studenti e dei professori. Un'ultima cosa detta da sardo: il prossimo passo sarà il federalismo fiscale. Anche qui non c'è una proposta di legge, solo decreti e la Sardegna dovrà cacciare i soldi per la buona ricerca e la buona formazione”.

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