sabato 31 maggio 2008



Cari Compagni e care Compagne,


Il Comitato Politico Federale del PRC-SE di Cagliari è convocato, in prima convocazione, il giorno Sabato 31 Maggio 2008 alle ore 17.30 nei locali della Federazione di Cagliari in via Asproni n. 24 , con il seguente oridine del giorno:
1- Presentazione doc. congressuali e sottoscrizione
2- Commissione congressuale
3- Bilancio 2007
E' NECESSARIO CHE TUTTE LE COMPAGNE E TUTTI I COMPAGNI ASSICURINO LA LORO PRESENZA ALLE ORE 17:30 PRECISE DI SABATO 31 MAGGIO AL COMITATO POLITICO FEDERALE DI CAGLIARI IN VIA ASPRONI.

La compagna IMMA BARBAROSSA presenterà il 1° documento congressuale "Rifondazione Comunista in Movimento"



venerdì 30 maggio 2008

Maurizio Acerbo: la democrazia a rischio smottamento



di Alessandro Cardulli

“I segnali che vengono dal Governo sono chiari e riguardano i punti nevralgici del paese. Altro che lune di miele, si preparano tempi bui”. E’ molto netto il giudizio di Maurizio Acerbo, coordinatore del comitato di gestione del Prc, sulla situazione del paese, su questa “luna di miele”, come riportano i giornali dei poteri forti, che indicano la direzione di marcia con provvedimenti ad hoc, come quelli relativi alla sicurezza. A Napoli, rileva Acerbo, siamo in presenza di una vera e propria sperimentazione su come reprimere il dissenso dei conflitti sociali. “Noi- dice - sosteniamo una linea di non violenza che privilegia la disobbedienza, la critica sociale e la protesta democratica. I provvedimenti del governo prevedono il carcere per chi pratica queste forme di lotta. Siamo davvero in presenza di uno smottamento della democrazia.”

Poi chiama in causa la borghesia, le classi dirigenti, la stessa Confindustria, che non sembrano “mostrare anticorpi democratici proprio a fronte di uno smottamento estremamente pericoloso”. Non solo - rincara il dirigente di Rifondazione - basta guardare i regali che il governo ha fatto ai “signori” delle autostrade. Sono il segno che questa borghesia sta svolgendo un ruolo di apprendista stregone, che sta dando spazio ad un regime, ad una involuzione democratica per fare quello che vuole sul piano economico e sociale”.

Su un altro versante Acerbo sottolinea la gravità delle decisione presa dalla questura di Roma che ha ritirato l’autorizzazione già concessa a concludere la parata del Gay Pride a piazza San Giovanni. Guarda caso proprio dopo che il sindaco Alemanno aveva annunciato che il Comune non avrebbe dato il patrocinio alla manifestazione. “Quello che sta accadendo a Roma dove la violenza fascista ogni giorno lascia il suo segno, è un campanello d’allarme per tutte le forze democratiche. La precarietà della situazione - continua Acerbo - dovrebbe essere evidente per tutti mentre anche a sinistra, se così si può dire, c’è chi sdogana pure Almirante.”

Violenza e intolleranza trovano il loro terreno fertile nella cultura della campagna politica che la destra ha fatto durante il periodo elettorale e che continua a fare: pugno duro, carcere per chi protesta, hanno risvegliato gli istinti peggiori, l’odio per chi è diverso da te, il razzismo. “Parte da qui la necessità - sottolinea il coordinatore nazionale del Prc - di un “ salto di qualità nelle iniziative che le forze democratiche devono prendere, superando la sindrome della botta elettorale. La non opposizione del Pd limita la capacità di contrastare l’operato del governo sul piano istituzionale. Rende l’opposizione inefficace”.

Tuttavia, il governo è stato sconfitto alla Camera, ha dovuto ritirare l’emendamento “salva Rete4” e c’è stato ostruzionismo. “Si è trattato - sentenzia Acerbo - di un autogol. Non c’è stata una opposizione di forze organizzate che si ritrovano in una battaglia comune affrontando il problema molto grave che riguarda lo stato della comunicazione. Sono certo che torneranno alla carica. Del resto la destra sta facendo il suo mestiere non è intenzionata a cambiare questo stato di cose. Le difficoltà che la sinistra incontra sono tante e non riguardano solo la mancanza di una rappresentanza parlamentare. Il cedimento del Pd sul piano della opposizione parlamentare provoca anche un calo rispetto alla possibilità di determinare una risposta nella società , di costruire una opposizione sociale. E’ questo il problema cui si trova di fronte la sinistra. Il nostro congresso -conclude Acerbo - deve vivere dentro questa problematica, costruendo risposte urgenti e necessarie, perché la posta in gioco è molto alta, si chiama democrazia.”

giovedì 29 maggio 2008

Caro Nichi, abbassiamo i toni e rispettiamo la verità

Caro Nichi, sono d’accordo che occorre ridurre il grado di conflittualità interna. Sia per il rispetto delle persone sia perché questo partito, questa comunità di uomini e di donne, deve essere preservata. Il congresso deve servire a definire la linea politica, non a smontare il partito.Propongo quindi a tutti di abbassare i toni e per quanto mi riguarda lo farò unilateralmente.La scelta di abbassare i toni della polemica per essere efficace deve essere in primo luogo una scelta di verità e per questo colgo l’occasione per segnalarti quattro cose.Io mi sono sentito dare del golpista, del doroteo, di avere pratiche che puzzano di stalinismo, di cercare il capro espiatorio della sconfitta. Una fila di contumelie che si è unita alla sistematica distorsione della posizione politica che sostengo, dove la ricostruzione della sinistra e della sua unità a partire dal sociale e dall’opposizione al governo Berlusconi, viene etichettata come la riproposizione di “logiche puramente minoritarie”. Disarmo unilaterale significa quindi togliere di mezzo ogni vittimismo, perché come diceva quel signore mediorientale 2000 anni fa: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.In secondo luogo io credo che per riportare sui binari giusti il dibattito congressuale è bene ristabilire la verità sui motivi della divisione del gruppo dirigente. Noi non ci siamo divisi sulle responsabilità della sconfitta elettorale. Come ho avuto modo di dire al Comitato Politico Nazionale e in ogni sede pubblica dove mi sia capitato di parlare o di scrivere, io sono responsabile della sconfitta come tutto il gruppo dirigente di maggioranza. Questa storia della ricerca del capro espiatorio è una balla priva di fondamento e forse sarebbe bene smettere di raccontarla per svelenire il clima.Noi ci siamo divisi perché in campagna elettorale Fausto ha autorevolmente proposto di superare rifondazione per costruire un soggetto unico della sinistra in cui il comunismo fosse una tendenza culturale. Ci siamo divisi perché nelle ultime settimane di campagna elettorale una parte del gruppo dirigente che ha firmato la tua mozione, senza averne mai parlato in nessun organismo dirigente, raccoglieva firme all’esterno di Rifondazione Comunista su un appello per lanciare la costituente della sinistra. Ci siamo divisi perché ancora dopo la batosta elettorale il segretario ha proposto di accellerare il processo che “porti alla nascita del nuovo soggetto politico della sinistra”, “con chi ci stà”.Non quindi sulla assurda ricerca di un capro espiatorio di una sconfitta che è collettiva e politica ci siamo divisi, ma sull’opportunità o meno di superare Rifondazione Comunista in una Costituente per una nuova forza politica. Un buon modo per svelenire il dibattito è quello di ripartire dai fatti per come sono avvenuti e dire con chiarezza cosa si intende fare. Per questo nel primo documento abbiamo scritto che rifondazione comunista ci deve essere per l’oggi e per il domani. Perché i compagnie e le compagne nel congresso devono potere scegliere una linea politica chiara, non dare una delega in bianco ad un gruppo dirigente.Da ultimo due proposte. Io ed altri compagni e compagne abbiamo chiesto in tutte le salse di fare il congresso su un unico documento a tesi in modo da dare un segnale unitario. Tu e altri compagni e compagne avete rifiutato. Dopo di che abbiamo proposto di scrivere nei documenti - e lo abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro - che ci si impegnava dopo il congresso ad una gestione unitaria. Ritengo vitale per il partito una gestione unitaria perché il congresso decide la linea politica ma deve anche ricostituire la comunita dei compagni e delle compagne: tutti devono partecipare alla gestione del partito. Al Congresso di Venezia, con la logica che “chi vince prende tutto”, abbiamo sbagliato, perché il partito è di tutti e non della maggioranza del gruppo dirigente che ha vinto il congresso. Dobbiamo evitare che il sacrosanto percorso democratico congressuale si trasformi in un meccanismo di esclusione perpetuo di una parte dei compagni e delle compagne. La mozione di cui sei il primo firmatario non propone la gestione unitaria; perché non la proponi ora? sarebbe un segnale importante della volontà di preservare e rilanciare questa comunità politica.In secondo luogo, per evitare che il congresso si avviti su se stesso, occorre ridislocare da subito il partito nella società, a fare politica. Per questo ho proposto al Comitato Politico Nazionale un ordine del giorno che lanciava la proposta di costruire il coordinamento di tutte le forze di sinistra - partiti, associazioni, comitati, ecc - per costruire immediatamente l’opposizione al governo Berlusconi. Perché non ci impegnamo tutti in questa costruzione, sul lavoro, sul nucleare, sulle grandi opere, sulla sicurezza, in modo che i giornali non abbiano solo da scrivere sui retroscena delle nostre beghe interne ma sul fatto che in Italia rinasce l’opposizione?

mercoledì 28 maggio 2008

Appello contro il razzismo



SEGNALIAMO QUESTA IMPORTANTE INIZIATIVA E INVITIAMO A SOTTOSCRIVERE L'APPELLO CONTRO IL RAZZISMO
( pubblicato su Liberazione il 27/05 a pag. 20)


Siamo persone - storici, giuristi, antropologi, sociologi e filosofi - che da tempo si occupano di razzismo. Il nostro vissuto, i nostri studi e la nostra esperienza professionale ci hanno condotto ad analizzare i processi di diffusione del pregiudizio razzista e i meccanismi di attivazione del razzismo di massa. Per questo destano in noi vive preoccupazioni gli avvenimenti di questi giorni - le aggressioni agli insediamenti rom, le deportazioni, i roghi degenerati in veri e propri pogrom - e le gravi misure preannunciate dal governo col pretesto di rispondere alla domanda di sicurezza posta da una parte della cittadinanza. Avvertiamo il pericolo che possa accadere qualcosa di terribile: qualcosa di nuovo ma non di inedito.
La violenza razzista non nasce oggi in Italia. Come nel resto dell'Europa, essa è stata, tra Otto e Novecento, un corollario della modernizzazione del Paese. Negli ultimi decenni è stata alimentata dalla strumentalizzazione politica degli effetti sociali della globalizzazione, a cominciare dall'incremento dei flussi migratori e dalle conseguenze degli enormi differenziali salariali. Con ogni probabilità, nel corso di questi venti anni è stata sottovalutata la gravità di taluni fenomeni. Nonostante ripetuti allarmi, è stato banalizzato il diffondersi di mitologie neo-etniche e si è voluto ignorare il ritorno di ideologie razziste di chiara matrice nazifascista. Ma oggi si rischia un salto di qualità nella misura in cui tendono a saltare i dispositivi di interdizione che hanno sin qui impedito il riaffermarsi di un senso comune razzista e di pratiche razziste di massa.
Gli avvenimenti di questi giorni, spesso amplificati e distorti dalla stampa, rischiano di riabilitare il razzismo come reazione legittima a comportamenti devianti e a minacce reali o presunte. Ma qualora nell'immaginario collettivo il razzismo cessasse di apparire una pratica censurabile per assumere i connotati di un «nuovo diritto», allora davvero varcheremmo una soglia cruciale, al di là della quale potrebbero innescarsi processi non più governabili.
Vorremmo che questo allarme venisse raccolto da tutti, a cominciare dalle più alte cariche dello Stato, dagli amministratori locali, dagli insegnanti e dagli operatori dell'informazione. Non ci interessa in questa sede la polemica politica. Il pericolo ci appare troppo grave, tale da porre a repentaglio, le fondamenta stesse della convivenza civile, come già accadde nel secolo scorso - e anche allora i rom furono tra le vittime designate della violenza razzista. Mai come in questi giorni ci è apparso chiaro come avesse ragione Primo Levi nel paventare la possibilità che quell'atroce passato tornasse.

* Alberto Burgio, Carlo Cartocci, Tullia Catalan, Enzo Collotti, Alessandro Dal Lago, Giuseppe Di Lello, Angelo d'Orsi, Giuseppe Faso, Mercedes Frias, Gianluca Gabrielli, Clara Gallini, Pupa Garribba, Francesco Germinario, Patrizio Gonnella, Maria Immacolata Macioti, Brunello Mantelli, Giovanni Miccoli, Giuseppe Mosconi, Grazia Naletto, Michele Nani, Salvatore Palidda, Pier Paolo Poggio, Enrico Pugliese, Anna Maria Rivera, Rossella Ropa, Emilio Santoro, Katia Scannavini, Renate Siebert, Giacomo Todeschini, Nicola Tranfaglia, Fulvio Vassallo Paleologo, Danilo Zolo

adesioni: razzismodimassa@gmail.com

Mobilitazione dei collettivi studenteschi di Cagliari contro l'aumento delle tasse universitarie

Assemblea studentesca promossa dal collettivo universitario "Entula Arrubia (Sc.Pol) e dal collettivo "Stalingrado" (giurisprudenza)


Rilanciamo la lotta contro l'aumento delle tasse universitarie
 








domenica 25 maggio 2008

Lettera di Haidi Giuliani alla presentazione della mozione “Rifondazione Comunista in Movimento”

A Genova i processi sul G8 stanno per terminare; incontro uno dei giovani che si è speso in questi anni in difesa di 25 capri espiatori. “E dopo che cosa farai?” gli chiedo. “Non lo so, andrò in montagna, a coltivare la terra”, mi risponde, amaro. Penso che coltivare la terra sia un’ottima cosa, se si tratta di una scelta, ma non se è determinata da una disillusione.
Sera al circolo del Partito: dei vecchi compagni discutono animatamente. “Abbiamo perso perché ci hanno tolto questo”, sbotta uno di loro, la mano aperta su una bandiera con falce e martello. Penso che i simboli sono importanti perché ci rappresentano, parlano delle nostre idee e della nostra storia; penso che è possibile anche rinunciare ad un simbolo, quando storia e idee sono talmente affermate da non avere più bisogno di carta d’identità; ma nella voce di questo compagno c’è la rabbia di chi si sente derubato, gli sono state tolte le parole che conosceva, non gli sono stati dati altri strumenti.

Leggo nella lista ligure: “Il vuoto politico di questi mesi ha fatto sì che io mi senta sempre più un corpo estraneo e solo, rischiando a volte di non sapere se faccio cose giuste”.
Mi telefona una giovane amica: è confusa, demotivata; lo studio è deludente, il lavoro noioso ripetitivo e, neanche a dirlo, precario. Alla fine, quasi per scusarsi, dice: “Noi sognavamo un mondo migliore…”.
Qualche esempio, tra i moltissimi che potrei citare, che ognuno e ognuna di voi può testimoniare. Ad ascoltare le persone si coglie un senso di smarrimento, di pessimismo, che ritrovo solo nei ricordi di trent’anni fa.

Mi scrive anche Baro: “…A sinistra la gente non se la sente di consegnare un mandato in bianco ai propri referenti politici, perché da tempo si sono rotti i meccanismi di rappresentanza e appartenenza, fra la base e i vertici della sinistra.” E ancora: “…il ‘nuovo soggetto politico unitario’ non ha entusiasmato nessuno non perché sia stato fatto in fretta, ma per come è stato proposto: imposto dall’alto, senza alcun processo partecipativo, e per di più venduto come un’esigenza dettata dalla storia”. Penso che abbia ragione, che l’unica cosa da fare, davvero, non limitandoci ad una dichiarazione di intenti, sia quella di riprendere la politica dal basso, di ricominciare dalle persone.

E la sua testimonianza mi sembra importante: Francesco è il compagno che segue da quattro anni reti-invisibili, il sito internet che raccoglie tante realtà, diverse tra loro ma segnate tutte da una giustizia negata. Una rete di relazioni che non ha occultato le diversità interne ma ha saputo creare un percorso positivo e duplice: da un lato superare le differenze in nome delle istanze che uniscono le reti; dall’altro rispettare comunque quelle differenze, perché costituiscono il patrimonio singolo di ogni singola realtà. Quelle realtà hanno capito che muoversi in modo unitario, su tematiche chiare e definite, è necessario. Non è troppo tardi perché anche il Partito torni a comprenderlo.

Preferisco ascoltare che parlare e vi chiedo scusa per queste mie semplici note, rubate ad altre voci. Avrei voluto assistere ad un dibattito congressuale ricco di passioni, autocritico, anche dai toni accesi, ma non spaccato in mozioni contrapposte. Mi dispiace molto che la proposta non sia stata accolta. Ed apprezzo moltissimo del documento Acerbo l’impegno ad una gestione unitaria del Partito. L’errore più grande che possiamo continuare a fare è quella di continuare a dividerci. L’umiliazione più grande, quella di assistere all’assalto del carro del vincitore.
Non ci saranno vincitori, questa volta, se non sapremo fare quello che da anni andiamo dicendo: rifondare la sinistra comunista per rendere più forte la sinistra. Partendo dalle persone, dalla realtà dei loro problemi e, perché no, dai loro sogni. Con rispetto, senza strumentalizzazioni.
Oggi, in campo, c’è la salvaguardia dei diritti costituzionali. Perciò, o riusciremo tutte e tutti insieme o la perdita sarà irreparabile. Ne dovremo rispondere alle generazioni future.
Auguro a tutte e tutti voi un buon lavoro!

Haidi G.Giuliani