venerdì 1 agosto 2008

Tradita la linea di Carrara. D'Alema? Male informato

di Romina Velchi

su Liberazione del 01/08/2008
intervista a Claudio Grassi, coordinatore nazionale di Essere comunisti

Claudio Grassi, a Carrara l'area che fa riferimento a te (Essere comunisti) e che era in minoranza aveva trovato una convergenza, diciamo così, con la segreteria Giordano. Che cosa è accaduto in questo anno e mezzo da spingerti a rompere con la maggioranza di allora?

E' accaduto che la proposta politica di Carrara è stata affossata e quindi si è disgregata l'ampia maggioranza che si riconosceva attorno a quell'impianto. Carrara viveva di due presupposti fondamentali. Da una parte un'unità della sinistra che però non metteva in discussione l'autonomia di Rifondazione comunista. E dall'altra prendeva atto che il congresso di Venezia aveva fallito per quanto riguarda la gestione maggioritaria del partito e quindi bisognava costruire un modo diverso di stare assieme all'interno del Prc. Quell'impianto e quella coalizione è stata frantumata dal modo con cui si è voluti andare al congresso, cioè a mozioni contrapposte.
E poi c'è stata la Sinistra arcobaleno.

Certo, nell'ultima fase della campagna elettorale, come ha tra l'altro detto lo stesso Fausto Bertinotti intervenendo a Chianciano, si è lavorato non per costruire, come avevamo detto e scritto tutti assieme a Carrara, un percorso di unità a sinistra che salvaguardasse l'autonomia di Rifondazione, ma sostanzialmente per costruire, attraverso la Sinistra arcobaleno, una nuova forza della sinistra all'interno della quale Rifondazione comunista diventava una tendenza culturale. Il fatto che le elezioni siano andate male hanno bloccato questo processo. Ma, appunto, come ricordato dallo stesso Bertinotti, se fossero andate bene la proposta diventava concreta nei fatti.

Nei giorni caldi di Chianciano sei stato nell'occhio del ciclone per il tentativo di arrivare ad un accordo con gli esponenti della seconda mozione. Cosa c'era di vero e cosa c'era di falso in quelle ricostruzioni?

Di fronte ad un congresso in cui nessuna delle due mozioni principali aveva la maggioranza da sola, mi sembrava naturale cercare di trovare un'intesa, oltre che con le altre mozioni di minoranza anche con la mozione di maggioranza relativa per cercare di tenere unito il più possibile il partito. Ho cercato di farlo anche perché, visto che la proposta della costituente della sinistra non aveva raggiunto la maggioranza assoluta e visto che era stato eliminato dalle proposte politiche praticabili il superamento di Rifondazione comunista, pensavo che si potesse trovare un'intesa comune almeno per il prossimo anno, visto che ci attendono appuntamenti assai significativi. Il mio tentativo non è riuscito, ma ovviamente il partito va avanti lo stesso e ora bisogna guardare avanti e non indietro.

La maggioranza che ha vinto il congresso è unita solo dall'antivendolismo?

Assolutamente no. E' una maggioranza che ha costruito e scritto un documento politico che, secondo me, in modo ingeneroso è stato ridicolizzato. E' un documento che invece contiene alcuni punti importanti, che tra l'altro sono sempre stati propri di Rifondazione comunista. E attorno a questo documento politico si costruiranno le prossime iniziative. In ogni caso, noi riproponiamo testardamente la gestione unitaria in coerenza proprio con i deliberati di Carrara. Tutti insieme eravamo d'accordo nel riconoscere che la linea di Venezia (chi ha il cinquanta per cento più uno piglia tutto) non ha funzionato. E ora tutti dobbiamo metterlo in pratica. A questo proposito capisco la tensione che si è prodotta nel congresso, ma certe frasi avrei preferito non sentirle.
A quali ti riferisci?

Per esempio la compagna Deiana che dice: Ferrero non è il mio segretario; o Giordano: finalmente liberi; o lo stesso Nichi che nell'intervista a "Liberazione" afferma: hanno ucciso la mia Rifondazione. Il sottoscritto per tanto tempo è stato in minoranza, ma non si è mai sognato o permesso di fare affermazioni così gravi. Credo che sia legittimo e anche giusto che chi non condivide la linea politica organizzi la propria lotta interna per cercare di mettere in evidenza i limiti della controparte e anche che si organizzi per tentare di riconquistare la maggioranza. Quello che non si può fare è un'azione che anziché stare al confronto politico, finisce con l'essere distruttiva e devastante per tutti.
Alcuni autorevoli esponenti del Pd sostengono che con «questa Rifondazione» non è possibile alcun accordo.

E' una forzatura. E' chiaro che con il Pd, dal punto di vista della sua proposta politica generale, le distanze nell'ultimo anno sono aumentate. Il partito democratico ha virato al centro, facendo di tutto, in campagna elettorale, per svuotare di consensi la sinistra di alternativa e Rifondazione in particolare. Il Pd in questi primi tre mesi di governo Berlusconi non ha sostanzialmente praticato alcuna forma di opposizione. Detto questo, non abbiamo mai detto né scritto che da questo discenda la rottura di qualsiasi forma di alleanza sul piano locale. Anzi riconfermiamo che le alleanze sul piano locale si fanno a partire dai contenuti e che siamo interessati a praticarle. Certamente, se c'è una cosa da correggere del comportamento del Prc negli ultimi anni, è che gli accordi e le alleanze erano diventati un fatto automatico. Dobbiamo ritornare al metodo che è sempre stato nostro, cioè appunto, quello di un confronto sui contenuti: se ci sono le condizioni si fa l'intesa altrimenti ognuno corre per conto suo.

D'Alema, però, continua a sostenere che avete rinunciato all'unità a sinistra.

Forse D'Alema ha seguito superficialmente il nostro dibattito o è stato male informato. Noi non rinunciamo assolutamente all'unità a sinistra. La differenza è che noi distinguiamo tra unità a sinistra e partito unico: non si costruisce alcuna unità a sinistra partendo dal superamento del Prc. Proponiamo un lavoro comune per costruire un autunno di lotta contro Berlusconi, un coordinamento delle forze della sinistra, ma non riteniamo che Rifondazione comunista abbia esaurito la propria autonomia e la propria specificità. Anche vedendo come sono andati i congressi della altre forze della sinistra, non si può dire che emergano delle proposte convergenti: l'unità si può trovare sui contenuti, sulle lotte ma difficilmente queste forze possono costruire un unico partito politico. Posso aggiungere una cosa?
Prego.

Sono rimasto un po' stupito dall'apprezzamento di D'Alema al Prc di Bertinotti. Se non ricordo male, nel '98, quando ci fu la rottura col governo Prodi, D'Alema non solo si scagliò pesantemente contro il Prc e il suo gruppo dirigente, ma appoggiò politicamente e concretamente la scissione di Cossutta e Diliberto. Diciamo che vedo un elemento strumentale e contraddittorio.

L'anno prossimo si vota alle europee. La maggioranza ha messo nero su bianco la propria proposta di sbarramento al 4%, mentre il Pd media al 3%.
Il sistema proporzionale attuale per le elezioni europee deve essere salvaguardato. Non c'è alcuna ragione al mondo per mettere degli sbarramenti. Chi li propone ritiene che servano ad impedire la proliferazione dei partiti e a garantire la governabilità del paese. Ma al parlamento europeo questo problema non si pone: non si deve eleggere alcun governo. Quindi l'introduzione degli sbarramenti serve solo per tenere fuori dal parlamento Ue delle sensibilità politiche, culturali e partitiche. E questo non è accettabile.

Ci sarà un accordo con il Pdci?

Dopo l'esperienza disastrosa della Sinistra arcobaleno dobbiamo lavorare in questo anno per andare alle europee con il nostro nome, il nostro simbolo, il nostro programma e liste caratterizzate come sempre dall'apertura verso i movimenti e altre formazioni politiche. Per quanto riguarda il Pdci, c'è una fase nuova di rapporti in corso da tempo. Va coltivata ma sarei contrario a vedere questo processo come un passaggio verso simboli nuovi o cose nuove. Sarebbe un grave errore.

Legge elettorale europea, immigrati, precari, inflazione oltre il 4% e Robin Hood che non si vede. E' complicato fare opposizione stando fuori dalle istituzioni.

Non c'è dubbio. La destra è forte e noi non siamo in buone condizioni. Ma noi, e questo è ciò che qualifica la linea che abbiamo proposto al congresso e intendiamo praticare, riteniamo che l'unico modo non dico per sconfiggere ma iniziare a sgretolare l'egemonia della destra sia quello di lavorare nella società. L'errore più grave che potremmo fare è comportarci come il Pd: inseguire la destra, solo "un po' meno". Noi non possiamo inseguire il Pd "solo un po' meno". Dobbiamo costruire una nostra proposta nettamente alternativa. Qui sta la sfida dei prossimi mesi: costruire un autunno di lotta, un'opposizione sociale con parole d'ordine e proposte nette e chiare, a partire dalla preparazione di un nuovo 20 ottobre con tutte le forze politiche e sociali della sinistra; a partire da una nostra vera conferenza dei lavoratori e delle lavoratrici; e a partire dal rilancio di alcune proposte forti sulle questioni sociali: nuova scala mobile; campagna referendaria contro la precarietà e la democrazia nei luoghi di lavoro. Attorno a questi temi, c'è la possibilità di rientrare nella società e per questa via iniziare a sgretolare la forza della destra.

Revelli accusa in maniera bipartisan i dirigenti del Prc di non aver capito la società e nemmeno di essersi sforzati di farlo.

Non c'è dubbio che il nostro congresso questo aspetto lo abbia ampiamente sottovalutato e penso che la causa sia certamente nei nostri limiti, nei nostri errori, ma credo anche in come abbiamo condotto il congresso. Se invece di lanciarci nella conta delle mozioni e su chi doveva fare il segretario ci fossimo più umilmente messi al lavoro per costruire un documento comune e discuterlo nei circoli e in dibattiti aperti alle altre forze della sinistra, forse questi limiti magari non li avremmo superati completamente, ma almeno li avremmo affrontati meglio.

Ma è vero o no che la sinistra sembra non aver più gli strumenti politici, culturali, organizzativi per leggere e capire i cambiamenti epocali in corso?

La sinistra è in difficoltà perché è dentro una sconfitta di portata storica e fa fatica a reagire. La proposta che noi facciamo, di ripartire dal basso a sinistra, che può sembrare una parola d'ordine un po' demagogica o propagandistica, in realtà credo possa essere un tentativo di uscire da questa empasse. Per me "dal basso" significa prendere atto che in questi anni (e soprattutto negli ultimi due con l'esperienza del governo Prodi) siamo stati percepiti come uguali agli altri; come persone che dicono una cosa, ma poi appena entrano nella stanza dei bottoni si fanno compromettere, corrompere. Così abbiamo perso la credibilità e il legame con i nostri referenti sociali. Partire dal basso significa ricostruire questi legami e lo si può fare solo a partire da un lavoro nella società. "A sinistra" significa un'altra cosa altrettanto semplice: in questi anni, anche per il quadro politico nel quale eravamo coinvolti, siamo stati risucchiati dal moderatismo che la coalizione ci ha imposto. In basso a sinistra, insomma, vuol dire rilanciare con maggiore nettezza le nostre proposte, le nostre battaglie di sempre.

Domanda d'obbligo su "Liberazione". La redazione è preoccupata di finire stritolata nella guerra tra, semplifico, vendoliani e ferreriani. Cosa dobbiamo aspettarci?

Se lavorassi a "Liberazione" mi preoccuperei di qualcos'altro. Ti rispondo da ex tesoriere che alla fine degli anni Novanta ha lavorato due anni per risanare i conti di "Liberazione" e, modestamente, ci era riuscito: il primo problema che vedo non è chi sarà il direttore o la disputa tra ferreriani e vendoliani, ma se nei prossimi mesi "Liberazione" ci sarà ancora o non ci sarà più, anche alla luce dei pesanti tagli che si profilano all'editoria di partito. Già da quest'anno, anche in conseguenza del fatto che non abbiamo più parlamentari, abbiamo dovuto dimezzare il contributo al giornale. Se a settembre non mettiamo decisamente mano a questa situazione, che per certi versi riguarda anche il partito, la discussione di cui leggo sui giornali diventa del tutto stucchevole e fuori luogo.

giovedì 31 luglio 2008

Il congresso è finito. Viva il congresso!

Ci sono stati due congressi.

Il primo provocato da una grave divisione del gruppo dirigente del partito sui tentativi di “superare” rifondazione comunista in una nuova forza politica, che si è concentrato in una discussione politica vera confrontando diverse proposte politiche. Il secondo giocato sulla raccolta di voti con qualsiasi mezzo, sulla personalizzazione della contesa, sulla descrizione faziosa dei maggiori mass media.

Ha vinto il primo, nonostante tutto.

Perché, alla fine, ha comandato la politica e il congresso si è concluso con una votazione su due linee contrapposte.

La totalità dei mass media ha volutamente ignorato il documento politico approvato per poter descrivere un congresso diverso da quello reale. Da tempo in politica, soprattutto in Italia, non si giudicano testi e contenuti, bensì contese fra leader, scontri di potere, dietrologie, processi alle intenzioni, pettegolezzi di ogni tipo. Così si può dire ciò che si vuole senza nemmeno dover far apparire le proprie opinioni in qualche modo collegate alla realtà. Come ha fatto, un esempio per tutti, Ida Dominijanni sul Manifesto.

Invito tutte e tutti a leggere il documento.

home.rifondazione.it/xisttest/content/view/2881/314/

Questo documento rappresenta una linea politica chiara e praticabile. Non c’è traccia di conservatorismi o di mediazioni al ribasso per tenere unite le quattro mozioni che l’hanno votato. Naturalmente si può non condividerlo, ma mi sembra davvero strumentale descriverlo come un pateracchio o come un testo ortodosso.

Ci siamo presentati tutti a Chianciano con la consapevolezza che nessuna mozione aveva avuto la maggioranza dei voti. Nella mozione 1 c’era un’esplicita diversità di opinioni circa l’esito del congresso nazionale. Da una parte c’era la volontà di lavorare ad un esito chiaro politicamente, che sancisse la sconfitta della proposta della costituente di sinistra, dall’altra la preoccupazione che non fosse possibile raggiungere un’unità su una linea chiara fra le quattro mozioni che esplicitamente avevano rifiutato la costituente. Da una parte il privilegiare l’esigenza della chiarezza politica e dall’altra il privilegiare la necessità di unire il più possibile il partito. Le mie posizioni in questa discussione credo siano note. Ma voglio qui ribadire che entrambe le posizioni erano legittime e contenevano una verità interna indiscutibile.

Non importa se i giornali e gli stessi esponenti della mozione 2 in molte dichiarazioni avevano descritto una discussione politica limpida come un complotto di palazzo. A sentir loro la componente di Essere Comunisti avrebbe abbandonato la mozione 1 e avrebbe dato a Vendola una vittoria non ottenuta nel voto della base in cambio di posti di rilievo nella direzione del partito. Questo modo di leggere le posizioni politiche lo considero davvero il massimo della regressione o, se si preferisce, della omologazione alla politica corrente.

Davvero, per la prima volta, siamo entrati in un congresso senza sapere come ne saremmo usciti.

In commissione politica Gennaro Migliore ha proposto che il testo dell’intervento di Vendola fosse assunto come base per la redazione del documento politico finale del congresso. Il sottoscritto ha rifiutato questa proposta ed ha indicato alcuni punti (bilancio dell’esperienza di governo, costituente e unità della sinistra, rapporto con il PD, lavoro sociale, elezioni europee e riforma del partito) sui quali aprire un confronto a tutto campo. Analogamente hanno fatto gli esponenti delle mozioni 3 4 e 5. Alla successiva riunione della commissione politica la mozione 2 non si è presentata. Evidentemente, ma è una mia interpretazione dei fatti, il fatto che nessuna mozione o componente avesse accettato il discorso di Vendola come base per la redazione del documento, aveva convinto le compagne e i compagni della mozione 2 che il loro tentativo di spaccare la mozione 1 era fallito. Nel corso del prosieguo dei lavori della commissione (che sarebbe troppo lungo raccontare minuto per minuto) è apparso sempre più chiaro che c’era un’effettiva convergenza delle 4 mozioni alternative alla costituente su una possibile linea politica.

Ovviamente se ciò non fosse stato possibile o se il documento non avesse retto alla prova e si fossero registrate divergenze insanabili tra le quattro mozioni la mozione 2, alla fine, avrebbe vinto e stravinto il congresso.

La verità è che il documento è una linea politica chiara e condivisa sia dal punto di vista politico che culturale. Basta leggerlo per rendersene conto. Naturalmente tiene conto delle diversità che c’erano fra le quattro mozioni. Lo stesso sarebbe accaduto su un testo della mozione 2 più altre aree. Non per caso il discorso di Vendola aveva totalmente eluso il tema della costituente.

Insomma, essendoci stata una reale convergenza su una proposta politica il documento ha retto l’urto degli insulti e degli strali strumentali ed ha passato il vaglio del voto congressuale.

Nel pieno rispetto della democrazia, in un congresso a mozioni contrapposte, alla fine si sono confrontate due proposte politiche alternative ed una ha avuto la maggioranza.

E’ assolutamente falso che ci sia stata un’operazione per eleggere un segretario, e che sia stata cercata una convergenza politica qualsiasi per raggiungere questo scopo. E’ invece vero il contrario. La stessa convergenza fra le quattro mozioni è stata cercata sulla politica a prescindere dall’elezione o meno di un segretario, anche perchè una mozione (la 5) aveva proposto di eleggere due portavoce e nella stessa mozione 1 esistevano pareri diversi su questo punto.

Quanto al dibattito, lo dico per i veri appassionati, si può verificare come gli interventi della mozione 2 fino ad un certo punto siano stati improntati all’unità e alle sottolineature delle “aperture” contenute nella relazione di Vendola, per poi piegare decisamente verso lo scontro frontale e verso lo stile da comizio urlato. Semplicemente era arrivata la notizia che il tentativo di allargare la mozione 2 con i voti di una parte della mozione 1 era fallito.

Due ultime cose.

La linea di condotta decisa dalla mozione 2 per cui si costituisce una corrente interna-esterna al partito e si alimenta ancora una polemica usando insulti e scomuniche, con l’ausilio della grande maggioranza dei mass media, è una linea pericolosa. Il non riconoscere la legittimità della linea approvata dal congresso e la descrizione della maggioranza che l’ha espressa come un’accozzaglia di estremisti, settari, dogmatici e complottardi non fa onore a chi sostiene queste cose e rischia di dislocare la dialettica dentro e fuori il partito su un terreno di scontro infinito. L’idea, veramente disdicevole a mio parere, per cui con la sconfitta di una proposta politica morirebbe rifondazione e per cui il patrimonio di lotte e di innovazione politico-culturale sarebbero solo di una parte rivela solamente che c’è stata una concezione proprietaria del partito. Una concezione che ha contribuito non poco e determinare la sconfitta della mozione 2.

La gestione unitaria del partito è la chiave per impedire lo scontro infinito che paralizzerebbe il partito e che lo ridurrebbe all’impotenza. Gestione unitaria significa che, oltre a prevedere organismi esecutivi con la presenza di tutti, su ogni scelta importante ci sia un percorso nel quale tutti possano partecipare alla formazione delle decisioni. Non ci sarà una maggioranza che deciderà per poi permettere alla minoranza di dissentire. Si discuterà liberamente, anche ascoltando i circoli e le federazioni, e poi si deciderà. Esattamente il contrario di quanto avvenuto negli ultimi anni.

Sono convinto che la linea che abbiamo scelto darà presto i suoi frutti politici.

Nessuno si spaventi per il fatto che ci si descrive più o meno come fummo descritti dopo la rottura con il governo Prodi nel 98. E’ solo la prova che siamo tornati ad essere una spina nel fianco del sistema politico italiano.

Buon lavoro a tutte e a tutti.

ramon mantovani

dal Blog di Ramon

Festa popolare antifascista a Cagliari




Martedì 5 Agosto 2008
Cagliari,
Terrapieno V.le Regina Elena

(zona P.zza Marghinotti)

contro la violenza xenofoba e fascista
per la solidarietà verso i popoli migranti
contro gli attacchi mediatici verso le classi deboli
per lo scioglimento di ogni organizzazione neofascista

Dalle ore 18.00
  • Stand informativi e intrattenimento
  • Iniziativa ARCI: "Prendete le nostre impronte!"
Dalle ore 20.30: musica dal vivo
  • FABER (tributo a Fabrizio de André)
  • DR DRER & CRC POSSE (roots rap reggae)
Organizzano i Giovani Comunisti della Sardegna

Aderiscono:

Con il contributo di:
Gruppo PRC-SE al Consiglio regionale della Sardegna

Per informazioni e contatti, scrivete ai Giovani Comunisti della Sardegna gcsardi@gmail.com

martedì 29 luglio 2008

Adesso sì che mi iscrivo al Prc


Cari compagni, carissime compagne (al cuore non si comanda),

chiedo l'iscrizione a Rifondazione comunista. Non muto la mia opinione sull'esaurimento della forma del partito politico: ma poichè esso è stato la più straordinaria invenzione della politica soprattutto come partito di massa (ma oggi dei soggetti), di massa -dicevo- non popolare nè populista, il suo superamento richiede analisi discussione e l'avviamento di un processo preciso concordato pensato praticato, non certo slogan improvvisati.

Del resto
- come ho detto una volta suscitando più stizza che approvazione - a me Rifondazione è sempre piaciuta perchè piuttosto che un partito tradizionale è un'Arca di Noè: più d'uno e una ha forse creduto che fosse una definizione sarcastica e offensiva; invece io penso che l'arca è una nave ben costruita, tanto che riesce a passare attraverso il più tremendo tsunami della storia, il diluvio universale ricordato in tutte le mitologie. E su quella nave certo adatta per mettersi in salvo, si pensa al futuro, dato che vengono imbarcate tutte le specie animali conosciute in coppia. E chi si è imbarcato non sta lì ad aspettare che sia passata la tempesta passivamente con le mani in mano. Vanno di frequente in coperta a scrutare l'orizzonte, sicchè appena vedono una colomba con un ramoscello d'ulivo nel becco e un arcobaleno in cielo, capiscono che un po' di terra è emersa e la cercano e finiscono per approdare sul monte Ararat, non certo nel recinto delle facili certezze fideistiche, ma su una cima dai grandi orizzonti.

Comunque anche per uscire dalle difficoltà delle forme politiche serve più organizzazione, non meno e più organizzazione collettiva, non elitaria oligarchica o leaderistica, specialmente oggi, quando l'egemonia di una cultura politica populista e autoritaria da parte di Berlusconi arriva fino dentro la testa o la pancia di tutti, tutte noi, persino inquinandoci sotto li profilo della moralità politica.

Mi sento di poter continuare questa ricerca
dentro Rifondazione comunista.

So già che quanto affermo è stato apprezzato in alcuni incontri cui ho partecipato su invito di Paolo Ferrero, inoltre con Grassi e Burgio verso i quali avevo sempre avuto una distanza, mi pare che sia possibile e interessante una interlocuzione e un lavoro comune sulla base di una reciproca fiducia e affidabilità, Giannini lo conosco bene e ambedue sappiamo quanta è la stima e l'affetto nonostante tutte le differenze profonde di cultura politica, Pegolo lo conosco (se mi permette di dirlo) da piccolo e ho trovato molto interessanti le sue dichiarazioni durante il congresso, molto calibrate pensate serie (anche troppo). Questo vale per tutti i compagni e le compagne che ho ascoltato con grande attenzione durante il dibattito e che sono confluiti sulla mozione 1. Ho ascoltato molti altri appassionati interventi in appoggio alla mozione 2 e penso che bisognerà avere la capacità di una interlocuzione unitaria e una gestione aperta verso tutti e tutte; dato che nessuno in una organizzazione che si fregia di comunista può avere una opinione proprietaria o un rapporto feudale coi propri seguaci.

Forse a voi non sembra, ma sono convinta che la più grande innovazione che tutta la sinistra comunista ha affrontato da quando esiste è stato di scrivere nel preambolo dello statuto allo stesso livello come avversari cui ci si oppone in modo antagonistico, il capitalismo e il patriarcato. Su questa affermazione approvata all'unanimità penso che dovrebbe essere possibile predisporre un convegno, incontro, dibattito generale, seminario di tutto il partito e anche di altro fuori di noi (se posso ormai dire "noi")

Altri temi certamente non mancheranno, soprattutto quelli sociali già enunciati.

Insomma vi prego di darmi il benvenuto e cercherò anche di essere saggia e misurata perchè non è tempo di effettacci,
vi abbraccio tutti e tutte

Lidia Menapace

domenica 27 luglio 2008

ANSA: FERRERO VINCE CONGRESSO. SARA' IL NUOVO SEGRETARIO



Il documento di Paolo Ferrero ha vinto il VII congresso di Rifondazione Comunista. Il testo è stato votato da 342 delegati. Il documento presentato da Gennaro Migliore e che riferimento alla mozione 2 di Nichi Vendola ha ottenuto 304 voti. I votanti sono stati 646.

VENDOLA, SCONFITTO MA CONTINUO LA BATTAGLIA - "Io sono sconfitto ma sono sereno perché da comunista ho imparato ad essere sconfitto e a stare con gli sconfitti. Compagni della mozione 2 ci vediamo nell'area politico-culturale 'Rifondazione per la sinistra'". Niky Vendola ammette che non diventerà segretario di Rifondazione salendo sul palco del VII Congresso di Rifondazione Comunista, annunciando la nascita di una corrente di minoranza, smentendo qualsiasi ipotesi di scissione.

"La seconda mozione - annuncia dal palco il governatore della Puglia - non abbandona Rifondazione ma è qui per continuare la battaglia perché siamo il 47,3% del partito": Vendola nel suo intervento sfida i compagni del nord "a venire a vedere al sud come si combatte l'illegalità e come si sfida la mafia a viso aperto".

L'estremo tentativo di trovare un accordo tra la mozione due che fa capo a Nichi Vendola e gli esponenti del documento uno di Paolo Ferrero è saltato dopo una lunga riunione notturna della commissione politica. L'ala 'vendoliana' ritiene inaccettabile il testo di un eventuale documento su cui convergano le altre quattro mozioni.

Il governatore pugliese ha attaccato il fatto che "questo congresso sta scegliendo la strada di composizione di una maggioranza che esiste solo in alchimie ricercate pazientemente". Alchimie, ha evidenziato il leader della mozione 2, "senza respiro né prospettive che non danno futuro a Rifondazione".

L'intervento di Vendola accende la platea. Diversi i passaggi che vengono sottolineati con standing ovation da parte della sua mozione o fischi da parte del resto della platea. Uno dei passaggi più contestati è quando il Governatore della Puglia invita "quelli del Nord ad andare al Sud per vedere il Partito e chi giorno per giorno sfida la mafia a viso aperto". I suoi delegati si alzano in piedi ad applaudirlo gridando 'Nichi-Nichi'. Un ovazione che i suoi gli riserveranno anche alla fine quando sceso dal palco si avvicineranno tutti per abbracciarlo.

BERTINOTTI, VOTO MOZIONE 2, LO AVREI FATTO ANCHE DA POSTO
I delegati si susseguono sul palco della presidenza per dichiarare al microfono la loro preferenza per i documenti che si contendo la maggioranza del partito. E' il turno di Fausto Bertinotti che viene accompagnato sul palco da un applauso. L'ex presidente della Camera si avvicina al microfono e dichiara il suo voto: "Voto il documento due, la mozione presentata da Gennaro Migliore ma voglio assicurare che avrei fatto lo stesso anche dal posto".

MIGLIORE: NESSUNA SCISSIONE, FAREMO OPPOSIZIONE IN PARTITO
Nessuna scissione dentro Rifondazione Comunista nonostante la spaccatura del partito. "Noi abbiamo fatto la storia di questo partito, non ce ne andiamo, faremo un'opposizione ampia e larga dentro il partito per portare avanti il nostro progetto di unità a sinistra", spiega l'ex capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, che appoggia con la maggioranza dell'ex gruppo dirigente la mozione 2 di Nichi Vendola.

MANTOVANI, SERVE UNA GESTIONE DIVERSA
"C'é stata una riunione della commissione politica e la mozione 2 l'ha abbandonata. Li è stato elaborato un testo in cui si dice cosa deve fare Rifondazione. Sono molti i punti che ci uniscono anche con la mozione due, se quest'ultima non avesse voluto impostare la discussione congressuale su una linea come se fosse l'unica possibile". Lo afferma Ramon Mantovani, esponente della mozione uno, nel corso di un'intervista a Radio Popolare. Mantovani insiste sulla necessità che per il partito vi sia "una gestione diversa rispetto a quella tenuta fino ad ora, solo a maggioranza. Noi - sottolinea - abbiamo sempre detto di essere favorevoli alla gestione unitaria del partito perché si può dissentire su un punto ma poi condividere l'impostazione generale e partecipare alle decisioni. Negli ultimi tempi - conclude Mantovani - persino io che ero uno dei componenti della direzione nazionale e parlamentare in carica venivo a sapere le decisioni prese dalla televisione. Voglio rovesciare questo metodo".

RICOMINCIAMO: UNA SVOLTA A SINISTRA


VII CONGRESSO PRC - Pubblichiamo il documento politico approvato dalla maggioranza (342 voti a favore su 646) della platea congressuale:

“OdG Conclusivo

1
Il Congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il PD nella fallimentare esperienza di governo dell’Unione, dalla presentazione alle elezioni della lista della Sinistra Arcobaleno e dalla sbagliata gestione maggioritaria della direzione del partito.
Il Congresso prende atto che nessuna delle mozioni poste alla base del VII Congresso nazionale del PRC è stata approvata.
Ritiene necessario e prioritario un forte rilancio culturale, politico e organizzativo del Partito della Rifondazione Comunista.
Respinge la proposta della Costituente di sinistra e qualsiasi ipotesi di superamento o confluenza del PRC in un’altra formazione politica. Il tema dell’unità a sinistra rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione, partendo da questa premessa. Continua Quì