lunedì 30 maggio 2011

Sintesi intervento cpn Vincenzo Pillai



Sintesi intervento Cpn


Sull’analisi delle amministrative sarde e delle ipotesi in campo può informarvi meglio di me Laura. Io vorrei sottolineare che reputo lo scontro intorno alla scadenza referendaria come l’elemento più qualificante della svolta che auspichiamo. Come sapete in Sardegna siamo riusciti ad ottenere una partecipazione al voto del 60 % che mi induce a pensare che se saremo in grado di svolgere nei prossimi giorni un lavoro capillare anche fuori dalle metropoli il quorum non è irraggiungibile.
La sconfitta nei referendum è molto meno riassorbibile da Berlusconi della stessa auspicata sconfitta nei ballottaggi; perché sono interessati ai referendum da un lato una popolazione sempre più attenta a quanto sta avvenendo, dall’altro soggetti, anche mafiosi, con investimenti e relazioni internazionali, che possono essere indotti a scaricare rapidamente un Berlusconi non in grado di fornire garanzie ai grandi progetti di ristrutturazione capitalistica attraverso un ulteriore controllo del territorio e la messa all’asta dei beni pubblici. Anche la lotta che stiamo conducendo contro l’installazione di quattro radar nelle coste occidentali della Sardegna rientra in queste considerazioni. Penso che, se vinceremo, il dopo referendum ci porrà di fronte ad una situazione che non abbiamo ancora conosciuto (per l’intreccio fra una situazione sociale solo apparentemente pacificata e succube, una ridislocazione rapida di poteri forti, la crescita di una confusa identità generazionale fra i giovani) e che richiederà una rapida messa a punto del nostro progetto ancora troppo influenzato da pratiche e valorizzazione dei momenti elettorali.



Vincenzo Pillai

giovedì 31 marzo 2011

LIBERIAMO I DIRITTI Conferenza sulla salute penitenziaria



Università degli studi di Cagliari
ERSU ente regionale per il diritto allo studio
Associazione Culturale "Antonio Gramsci"



Liberiamo i diritti
Conferenza sulla sanità penitenziaria

Giovedì 7 Aprile 2011
Cagliari Ore 17:00
Sala Cosseddu - Casa dello Studente, Via Trentino

introducono:
L'Associazione Culturale "Antonio Gramsci"

Roberto Loddo - Conferenza Regionale Volontariato Giustizia della Sardegna

Coordina:
Bettina Camedda- Giornalista

partecipano:

Gisella Trincas - Associazione Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica

Antonello Murgia - SOS Sanità

Maria Grazia Caligaris - Associazione Socialismo Diritti Riforme

Interverranno: Mariangela Pedditzi - Consigliera Provinciale Federazione della Sinistra - componente commissione provinciale "Pari Opportunità" Amalia Schirru - Deputato Pd. Giuseppe Zoccheddu - Direttore IPM Quartucciu. Marco Espa - Consigliere Regionale Pd - Vice Presidente Commissione Sanità. Interverrà anche il personale amministrativo e medico del carcere di Buoncammino.

E' prevista una esposizione di alcuni quadri del pittore Cristiano Vinci. Il Reading del poeta Gianni Mascia dal titolo "Gramsci, Pasolini, Lorca e A liberare luce, l'anelito di giustizia vibra nelle corde della poesia". Interventi teatrali di Roberto Pinna e Marta Proietti Orzella e canti dell'artista Dalila Kairos.


APPELLO PER IL DIRITTO ALLA SALUTE DEI DETENUTI SARDI

Con l'entrata in vigore del DPCM 1°aprile 2008, sono state trasferite al Servizio Sanitario Nazionale le funzioni in materia di sanità penitenziaria. Le regioni quindi, attraverso le aziende sanitarie locali del proprio territorio, devono assicurare l'espletamento di tali funzioni in tutti gli istituti e servizi penitenziari, per adulti e minori, compresi gli ospedali psichiatrici giudiziari e le case di cura e custodia. Con tale provvedimento si riconosce quindi parità di trattamento delle persone libere e delle persone detenute e internate. La Sardegna, in quanto regione a statuto speciale, doveva procedere al recepimento di tale norma con atto deliberativo e, al momento, tale provvedimento non è stato adottato. Questo significa semplicemente che ai cittadini detenuti viene negato il diritto alla salute e ai lavoratori del servizio sanitario nelle carceri non viene garantita la fruizione dello stipendio. Una vera e propria violazione costituzionale che si aggiunge al degrado e allo stato di totale illegalità del sistema carcerario. L'accordo quadro tra il Governo e le Regioni che doveva definire le forme di collaborazione tra l'ordinamento sanitario e l'ordinamento penitenziario e della giustizia minorile, è stato approvato dalla Conferenza Unificata il 20 novembre 2008 ma risulta sostanzialmente disatteso. I soldi che la regione ha messo a disposizione, per la sanità penitenziaria, sono fermi da dicembre, bloccati presso gli uffici del provveditorato regionale che deve ancora definire una ripartizione tra i vari istituti penitenziari. Questa situazione potrebbe generare nuovi possibili tagli ai già carenti servizi essenziali che in alcuni istituti non vengono nemmeno garantiti 24 ore su 24. Una situazione inaccettabile.Come associazioni e cittadini sensibili al rispetto della legalità dentro le carceri, chiediamo l'immediata e urgente piena attuazione della Riforma. Vogliamo che vengano rispettati i diritti dei cittadini privati della libertà insieme ai diritti sociali e sindacali dei lavoratori della medicina penitenziaria. Per questi motivi, abbiamo convocato la conferenza dibattito sulla sanità penitenziaria "Liberiamo i diritti" il 7 Aprile 2011 alle ore 17:00 a Cagliari presso la Sala Cosseddu della Casa dello Studente.

Aderiscono all'appello:
Asarp - Associazione Sarda per l'Attuazione della Riforma Psichiatrica, Associazione "Il Detenuto Ignoto", Associazione Culturale "Antonio Gramsci", Collettivo Anticapitalista Sardo, USB Unione Sindacale di Base, Associazione Arci "Carovana Sarda della Pace", SOS Salute, Rivista di culture poetiche “Coloris de Limbas”, Auser.

per informazioni e adesioni
cellulare: 3316164008
mail: associazione5novembre@gmail.com
http://associazione5novembre.blogspot.com/

*foto di Roberto Pili

lunedì 7 marzo 2011

Sardegna: Quirra e dintorni, ovvero la pentolaccia scoperchiata.


Un giorno dopo l’altro, pezzo dopo pezzo, viene alla luce il disastro ambientale prodotto dal Poligono Interforze di Quirra. Ma quanta fatica! Inascoltati dai mass-media, guardati con malcelata ostilità dalle popolazioni che credevano (qualcuno crede ancora) nell’utilità delle basi militari per un po’ di salario sicuro a chi riusciva a farsi assumere, senza sapere, o senza capire (o mettendo consapevolmente a rischio la propria salute per tirare su famiglia) che ogni esercitazione portava via qualcosa alla dignità della nazione sarda, alla salute dei suoi figli.

Trent’anni a ripetere queste denuncie: eravamo anticapitalist*, extraparlamentar*, demoproletar*, comunist* di dieci diversi partiti, indipendentist*, femminist* contro ogni forma di patriarcato, democratic* senza partito, movimentist*, pacifist*, antisviluppist*, ecologist*…. Insomma eravamo anti, ma in tutti cresceva anche la consapevolezza di essere usati come una colonia e ora è tempo di dire tutti insieme “anti… per” la liberazione della Sardegna dalle basi militari che sono il simbolo più evidente, e fra i più gravi, della colonizzazione.

E venne un uomo da lontano: forse, poco sapeva di Sardegna e di basi militari, ma è un procuratore della Repubblica che, invece di sonnecchiare, non ha posto solo la domanda giusta davanti ai morti e ai malati, alle discariche inquinanti, ha anche agito, come deve fare un vero procuratore, per trovare la risposta a tutte le domande. Ha messo le mani dove a noi non era permesso, dove autorità imbelli non hanno osato e, ora, anche la stampa comincia a raccontare e il racconto diventa denuncia, la denuncia maggiore consapevolezza fra la popolazione.

Non serve chiedersi quanto sia anche merito di tutti quei partiti e associazioni che hanno consegnato attraverso quarant’anni il testimone della denuncia ai giovani di oggi. Ora serve vigilare perché il procuratore non si senta solo: la pentola finalmente scoperchiata anche da un’istituzione, non contiene solo materiale pericoloso, contiene anche relazioni pericolose, un intreccio di interessi forti che tenteranno di nasconderla in una pentola più grande con un coperchio più pesante.

Andiamo avanti tutti insieme per sventare una manovra subdola che viene messa già in campo. Infatti, c’è chi riprende con forza la tesi dei padroni di sempre: se le esercitazioni inquinano la terra e gli uomini, che siano i pastori e gli agricoltori ad andare via! Il loro reddito non è minimamente paragonabile a quanto garantisce l’“affitto” del poligono agli eserciti che vengono a sperimentare i loro sistemi d’arma!

Già, non resterebbe che spostare anche i paesi dei dintorni! Il nostro cammino è ancora in salita.

Vincenzo Pillai

Responsabile Dipartimento Regionale

"Problemi del lavoro e dei rapporti con i movimenti sociali"

lunedì 21 febbraio 2011

Preoccupanti sviluppi della crisi dell’industria in Sardegna. I sindacati sollecitano il Consiglio regionale.


di Roberto Loddo

da SardegnaNovas


La crisi dell’industria in Sardegna sta registrando preoccupanti sviluppi. L’assemblea dei lavoratori Contivecchi e Syndial di Assemini (che si è svolta il 10 febbraio) aveva chiesto a tutte le forze politiche che condividevano le proposte dei sindacati “un impegno a sollecitare al Consiglio Regionale della Sardegna e in tutte le sedi istituzionali di riferimento, una discussione per assumere al più presto le decisioni necessarie per difendere ad ogni costo il lavoro e le produzioni legate alla chimica sarda”. Tra le numerose reazioni del mondo politico isolano, la Federazione della Sinistra manifesta totale solidarietà e sostegno ai lavoratori in lotta. I segretari provinciali del Prc Giuseppe Stocchino e del Pdci, Iosè Manca esprimono, in una nota stampa, la necessità di riavviare subito gli impianti e riprendere la produzione. “Chiediamo certezze soprattutto in merito alle trattative portate avanti dal ministro Romani, in quanto fino ad ora, abbiamo potuto leggere solo parole”.


Condividendo l’appello dei lavoratori e dei sindacati, l’opposizione di centrosinistra in Consiglio regionale ha presentato una mozione urgente sulla chimica in Sardegna. Una mozione che impegna la Regione a effettuare una verifica sulla qualità e la solidità del piano industriale proposto dagli acquirenti degli impianti. L’iniziativa ha come primo firmatario Giampaolo Diana, vicecapogruppo del Pd, che scrive “il presidente Cappellacci deve attivarsi per scongiurare che, un solo segmento della filiera chimica sarda venga dismesso perché determinerebbe l’inevitabile smantellamento dell’intero comparto chimico isolano”. “La Regione -conclude Diana- deve intervenire con urgenza presso il Governo, l’Eni e i commissari della Vinyls per sollecitare la firma dell’accordo preliminare con Gita, e accertarsi dell’immediato riavvio del ciclo del cloro e dei suoi derivati di vitale importanza per l’intero sistema produttivo isolano”.

lunedì 14 febbraio 2011

Quirra. Per liberare la Sardegna dalle basi militari e dalla minaccia di centrale nucleare





Davanti a noi i cancelli d’ingresso di una delle più importanti basi militari d’Europa. Un grande trapezio che si estende dalle colline della Barbagia fino al mare e sul Tirreno disegna un altro trapezio di interdizione attivato, a piacere, dai comandi militari. Siamo la regione-nazione più militarizzata e devastata d’Italia. Davanti ai nostri occhi un modesto gruppo di carabinieri e, tutt’intorno, le verdi colline di Sardegna e guglie di granito, potrebbero essere un paradiso, sono disseminate di schegge di proiettili di cui è anche difficile sapere il nome perché questa non è una base come le altre, come quella di Teulada dove scorazzano carri armati e marines si allenano a lasciare i mezzi anfibi per guadagnare la battigia; qui si fa altro.

Qui gli eserciti della Nato sperimentano nuove armi e, principalmente, nuovi sistemi d’ arma. Qui i venditori di morte di tutto il mondo trattano i loro affari dopo aver dimostrato l’efficienza di loro prodotti. Qui si è un passo avanti rispetto a tutte le esercitazioni che calpestano il suolo sardo. E qui si uccide , non solo e non tanto per una manovra sbagliata o un proiettile vagante; qui si uccide accumulando sul terreno visibili e invisibili fattori di morte futura ma sicura.

Ore 10:00. Sono arrivati a gruppi di auto da tutta la Sardegna:sono militanti dei partiti della sinistra anticapitalista , dei movimenti indipendentisti dei collettivi che mettono insieme esperienze e pratiche di anni lontani e recenti e che sono ancora troppo pochi per costruire una rete a maglie larghe e nodi forti, in grado di liberare tutti da pratiche scorrette, facendo vincere le buone pratiche del fare oggi guardando agli effetti sul domani. Il cancello sbarra il passo ; la base mette in mostra tutta la sua potenza con la rete di tre metri di ferro che la protegge dal mondo. Viene da gridare : chi uccide a Quirra ? e vorremmo appendere alla rete i nostri striscioni, e vorremmo che il vento li gonfiasse fino a sradicare tutto quel ferro che ferisce la nostra terra.

Ore 12:00. Il piccolo uomo di bronzo è ora a cinquanta metri dal cancello e dai carabinieri che lo difendono e vicino a lui un altro bronzetto, la madre dell’ucciso con il suo fardello di dolore; due bronzetti arrivati dalla notte dei tempi fin qui, davanti a questo forziere che custodisce la morte del futuro. Qui, per fare VARDIANIA, che non è semplice guardia e neppure semplice presa di possesso di un territorio devastato; è riprendere per accudire amorevolmente, è impossessarsi per liberare dal possesso innaturale dell’homo economicus, è una carezza sul sottile manto di terra che copre la dura roccia per restituirgli la salute che i milites hanno violentato, è SALVAGUARDIA, gestita collettivamente e pacificamente dal popolo, da un pericolo incombente per noi e i nostri figli.

La manifestazione è quindi pacifica e i portavoce del comitato contro il nucleare e il sindaco di La coni illustrano ai giornalisti la volontà e i pensieri che stanno nella testa e nel cuore dei manifestanti ; adesso sono mille con le bandiere di tutte le organizzazioni della sinistra anticapitalista e indipendentista; mancano quelle del Pd.

Ore 13:00. La giornata della VARDIANIA vuole essere affermazione di un valore fondamentale in un clima di festa popolare; così ci trasferiamo tutti con un lungo corteo di auto e pullman nella grande piazza di Villaputzu per prendere un aperitivo preparato dal comitato locale che da anni raccoglie dati sui problemi sanitari che la presenza della base provoca alla popolazione. La carovana si trasferisce poi a San Vito ( altro paese che si domanda quale prezzo stiano pagando gli abitanti di oggi e di domani per i pochi posti di lavoro che la base fornisce) In piazza è allestito il pranzo sociale : su un tavolo di cinquanta metri sono posate le carni preparate dal comitato e torte e dolci che molti gruppi di partecipanti hanno portato per condividerle con tutti. Ceste di carciofi e di arance prodotte in questa bella valle con un microclima eccezionale in cui si potrebbero ottenere anche frutti tropicali. In piedi nella piazza, sotto uno splendido sole primaverile, si mangia e si balla.

Ore 17:00. Nella sala del centro culturale, stracolma di gente che resterà anche in piedi fino alla fine, si svolge il dibattito con la partecipazione di esperti di una commissione ufficiale incaricata di ricercare i dati utili a chiarire ulteriormente quello di cui tutti i partecipanti sono ormai pienamente convinti : le esercitazioni che si svolgono nella base sono causa di gravi malattie per uomini e animali del territorio. Sebbene tutto questo sia per noi chiaro, gli esperti sono ascoltati con attenzione , non abbiamo timore delle loro ricerche e dell’incontro che ,nei prossimi giorni devono fare con la commissione senatoriale che ha il compito di definire ulteriormente l’ambito della ricerche. Però in molti interventi si sottolinea come davanti a quanto è già accaduto ( malformazioni di animali, aumento spropositato delle leucemie ) si dovrebbe prima di tutto fermare l’attività della base, altrimenti le commissioni governative di indagine possono divenire un alibi per andare avanti comunque.

Nei 19 interventi dei rappresentanti di partiti e comitati viene messa in luce la relazione fra la lotta per la chiusura della base e la lotta per impedire la costruzione di una centrale nucleare in Sardegna dove sole ,vento e acqua possono darci tutta l’energia che ci occorre per un nuovo modello di sviluppo basato sulla valorizzazione delle risorse locali. La Sardegna non è una terra povera ; sono poveri molti sardi perché vittime di uno sviluppo capitalistico che ha fatto e fa dello sfruttamento coloniale il suo strumento di dominio. Non è certo con i miseri salari forniti dalle basi militari che si favorisce lo sviluppo dei paesi che le ospitano; viene quindi sottolineata l’assenza dalla manifestazione dei sindaci dei territori in cui si estende la base e come sia miope la loro politica di buon vicinato quando è a rischio la salute dei loro stessi figli.

Ore 20. Salutando con un applauso la riuscita della manifestazione delle donne nelle città , i partecipanti si danno appuntamento alle prossime scadenze del Comitato, già fissate in molti paesi della Sardegna: ciascuno diventi soggetto promotore di nuove iniziative perché a maggio si voterà in Sardegna il referendum consultivo sul nucleare e siamo tutti consapevoli che la vittoria contro il nucleare in Sardegna tirerà la volata al referendum di giugno contro il nucleare in tutt’Italia.

v.p.

domenica 13 febbraio 2011

La Federazione della Sinistra della provincia di Cagliari sostiene gi operai della Contivecchi e della Syndial di Assemini.

Federazione della Sinistra – Provincia di Cagliari

alla cortese attenzione di tutti gli organi di informazione

e di tutti i capo redattori.

Comunicato Stampa

Oggetto: La Federazione della Sinistra della provincia di Cagliari sostiene gi operai della Contivecchi e della Syndial di Assemini.

La Federazione della Sinistra della Provincia Di Cagliari manifesta totale solidarietà e sostegno alla lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della Syndial di Porto Torres e di Assemini. Pensiamo sia necessario riavviare subito gli impianti e riprendere la produzione. Chiediamo certezze soprattutto in merito alle trattative portate avanti dal ministro Romani, in quanto fino ad ora, abbiamo potuto leggere solo parole.

Esprimiamo forte preoccupazione per l’ipotesi di affidamento delle produzioni sarde ad un soggetto che non ha ancora evidenziato il proprio piano industriale e che non fornisce sufficienti garanzie finanziarie. Una situazione drammatica soprattutto per il futuro di tutti i lavoratori e delle loro famiglie che operano nel ciclo del cloro e del cloro derivati.

Condividendo l’appello dei lavoratori e dei sindacati, sollecitiamo presso il Consiglio Regionale della Sardegna e in tutte le sedi istituzionali di riferimento, una discussione per assumere al più presto le decisioni necessarie per difendere ad ogni costo il lavoro e le produzioni legate alla chimica sarda.

Distinti Saluti,

Giuseppe Stocchino - Segretario Provinciale Prc - Fds 3452880735

Iosè Manca - Segretario Provinciale Pdci - Fds 3497545611

lunedì 24 gennaio 2011

28 GENNAIO MANIFESTAZIONE FIOM


MANIFESTAZIONE REGIONALE A CAGLIARI

VENERDI' 28 GENNAIO

ORE 9:00 RITROVO IN PIAZZA GARIBALDI

Per firmare il nostro appello ci si può rivolgere alle nostre delegate, ai nostri delegati, alle Fiom territoriali oppure tramite il sito internet cliccando qui

Abbiamo convocato lo sciopero generale dei metalmeccanici per il 28 gennaio; è una tappa fondamentale per la riconquista del Contratto Nazionale e la salvaguardia dei diritti nei luoghi di lavoro. La scelta compiuta dalla Fiat alle Carrozzerie di Mirafiori e a Pomigliano D’Arco è un atto antisindacale, autoritario e antidemocratico senza precedenti nella storia delle relazioni sindacali del nostro paese dal dopoguerra. È un attacco ai principi e ai valori della Costituzione Italiana e alla democrazia perché calpesta la libertà dei lavoratori e delle lavoratrici di decidere a quale sindacato aderire per difendere collettivamente i propri diritti e di eleggere i propri rappresentanti in azienda. Chi non firma scompare e chi firma diventa un sindacato aziendale e corporativo guardiano delle scelte imposte dalla Fiat. Si annullano il Contratto Nazionale di Lavoro e peggiorano le condizioni di fabbrica, si aumenta lo sfruttamento e l’orario di lavoro, si lede ogni diritto di sciopero e si riduce la retribuzione a chi si ammala cancellando così in colpo solo anni di lotte e di conquiste. Il ricatto di Marchionne è coerente con la distruzione della legislazione del lavoro in atto che vuol rendere tutti soli e precari; è la stessa logica regressiva messa in pratica dal Governo con l’attacco al diritto allo studio e alla ricerca attuato attraverso l’approvazione del DDL Gelmini e il taglio ai fondi per l’informazione e la cultura. Si mettono così sotto scacco principi democratici di convivenza civile fondamentali. La Fiom considera il lavoro un bene comune e per questo il 16 ottobre dopo il ricatto/referendum illegittimo imposto dalla Fiat a Pomigliano ha dato vita a una grande manifestazione, aperta a tutti coloro che sono impegnati nella difesa di diritti e libertà costituzionali inviolabili. Lo sciopero generale proclamato per il 28 gennaio della categoria e le manifestazioni dopo il ricatto/referendum di Mirafiori hanno lo stesso obiettivo: come ha dimostrato l’introduzione delle deroghe nel Contratto Nazionale dei metalmeccanici firmato da Federmeccanica e le altre organizzazioni sindacali, quando si ledono diritti fondamentali la ferita non si circoscrive ma travolge progressivamente tutto il mondo del lavoro. La Fiom è impegnata a sostenere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro senza deroghe, a difendere la legalità, la democrazia e la libertà di rappresentanza sindacale, a combattere la precarietà e il dominio del mercato che divorano la vita delle persone e compromettono la coesione sociale e il futuro del paese. Chiediamo a tutte le persone, le associazioni e i movimenti.

Avviso di conferenza Stampa delle associazioni e i movimenti contro la repressione Martedì 25 Gennaio

alla cortese attenzione di tutti gli organi di informazione e dei loro capo redattori

Avviso di conferenza Stampa
di presentazione di "Sorvegliare e Punire" l'Assemblea delle associazioni e dei movimenti contro le politiche repressive e la criminalizzazione del dissenso.

Convocazione conferenza stampa Martedì 25 Gennaio alle ore 10:30 presso presso la sede del Cagliari Social Forum in Via Lanusei N°19/a.

Sono molti e sempre più frequenti gli episodi di criminalizzazione del dissenso che colpiscono in maniera progressivamente più violenta e oppressiva movimenti sociali e singoli cittadini. Una repressione che colpisce tutte le dimensioni della vita sociale. Dai pastori sardi sbarcati a Civitavecchia e caricati dalle forze dell'ordine, all'abuso della carcerizzazione nei confronti delle vittime del disagio sociale. Dalla costruzione di discutibili teoremi giudiziari di complotti contro lo stato ai danni di anarchici e indipendentisti, alla contenzione fisica e psichica negli ospedali psichiatrici. Dall'attuazione di leggi e direttive come nell’espulsione dei rom, alle strategie governative di respingimento dei migranti. Una repressione utilizzata anche con provvedimenti occasionali come le diffide, e semplici ma mirati “fermi” per accertamenti.

Una risposta contro le politiche repressive arriverà dall'assemblea si terrà Venerdì 28 Gennaio alle ore 18:00, a Cagliari presso la sede del Cagliari Social Forum in Via Lanusei N°19/a. Introdurrà l'assemblea Dina Raggio, rappresentante del Cagliari Social Forum e parteciperà l'avvocato Elias Vacca. Un iniziativa promossa da Cagliari Social Forum, Collettivo Anticapitalista Sardo, Associazione 5 Novembre e Rete Antirazzista a cui sono seguite numerose adesioni di partecipazione e sottoscrizione dell'appello contro la repressione, come l'associazione Ampsicora, l'Asarp, l'Osservatorio Repressione, l'associazione di “Amicizia Sardegna Palestina” e la Federazione della Sinistra.

Le associazioni promotrici in una nota stampa scrivono che “Dinanzi all’acuirsi del disagio sociale, le garanzie di libertà di espressione e di manifestazione del dissenso diventano un bene ancora più prezioso, perché garantiscono a tutti il partecipare attivo nelle scelte che riguardano le loro vite e i beni comuni. Non possiamo rimanere inerti di fronte alle politiche razziste del governo né dinanzi agli ingenti impegni militari uniti ai tagli a scuola, sanità e ricerca; non dinanzi alla costruzione di una centrale nucleare o di un sito di stoccaggio di scorie nucleari; non di fronte al continuo depauperamento delle risorse naturali”. La nota stampa si conclude con il seguente appello: “Non possiamo tacere, di fronte al fatto che la disoccupazione aumenta ed aumenta di pari passo il lavoro precario, sotto ricatto; che l’istruzione pubblica viene distrutta a tutti i livelli e assoggettata a logiche di mercato; che molti di questi problemi risultano più gravi e preoccupanti nella nostra Sardegna, che risente in modo particolare di una storica politica di dominio”.

Alla conferenza stampa convocata Martedì 25 gennaio alle ore 10:30 presso presso la sede del Cagliari Social Forum in Via Lanusei N°19/a interverranno i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti promotrici dell'assemblea. Certi della vostra presenza Vi ringraziamo anticipatamente, augurandoVi un buon lavoro.

Distinti Saluti
Roberto Loddo
Associazione 5 Novembre

per informazioni
Cellulare: 3316164008
Mail: associazione5novembre@gmail.com

domenica 23 gennaio 2011

Sorvegliare e Punire!

ASSEMBLEA
Politiche repressive e criminalizzazione del dissenso

Venerdì 28 Gennaio Ore 18:00
A Cagliari presso la sede del Cagliari Social Forum in Via Lanusei N°19/a

introduce Dina Raggio - Cagliari Social Forum
coordina Roberto Loddo - Associazione 5 Novembre
partecipa Elias Vacca - Avvocato

promuovono
Cagliari Social Forum
Collettivo Anticapitalista Sardo
Associazione 5 Novembre
Rete Antirazzista

APPELLO!
È una storia vecchia eppur sempre attuale !!!. Nel momento in cui il Potere non riesce a gestire il dissenso sociale mediante politiche efficaci e rispondenti ai bisogni dei cittadini, ecco che ricorre a sperimentate politiche di repressione, con leggi generali (es. reato di clandestinità per gli extracomunitari) o provvedimenti occasionali (diffide, ritardi nella consegna del passaporto, semplici ma mirati “fermi” per accertamenti, avvisi orali) o tentando di ridurre le manifestazioni di conflitto sociale a puro problema di ordine pubblico. La violenza - sempre intrinseca alle politiche che rispondono con la repressione al conflitto sociale- si manifesta talvolta direttamente, con leggi e direttive, come nell’espulsione dei rom o nei respingimenti degli immigrati; o con discutibili teoremi che identificano la critica e l’opposizione politica al potere con un attacco criminoso alla sicurezza dello Stato. Talvolta invece si esprime in forme più sottili di criminalizzazione del dissenso: come nelle direttive ministeriali che prevedono la sospensione dello stipendio o il licenziamento nella pubblica amministrazione per chi “fa dichiarazioni lesive dell’immagine dell’Amministrazione stessa”; o, con una vergognose campagna di stampa, col tentativo di associare alcuni sindacati, rei di non essersi piegati al dictat del padronato e del governo, a presunti focolai di violenza, con l’obiettivo di far passare l’equazione “conflitto sociale uguale violenza”. La crisi economica e la crisi politica di casa nostra - a fronte di una ripresa forte delle lotte per i diritti - ci fanno temere un aggravarsi della politica di repressione. Dinanzi all’acuirsi del disagio sociale le garanzie di libertà di espressione e di manifestazione del dissenso diventano un bene ancora più prezioso, perché garantiscono a tutti il partecipare attivo nelle scelte che riguardano le loro vite e i beni comuni. Non possiamo rimanere inerti di fronte alle politiche razziste del governo né dinanzi agli ingenti impegni militari uniti ai tagli a scuola, sanità e ricerca; non dinanzi alla costruzione di una centrale nucleare o di un sito di stoccaggio di scorie nucleari; non di fronte al continuo depauperamento delle risorse naturali. Non possiamo tacere, di fronte al fatto che la disoccupazione aumenta ed aumenta di pari passo il lavoro precario, sotto ricatto; che l’istruzione pubblica viene distrutta a tutti i livelli e assoggettata a logiche di mercato; che molti di questi problemi risultano più gravi e preoccupanti nella nostra Sardegna, che risente in modo particolare di una storica politica di dominio (basta pensare che il territorio occupato dalle basi militari in Sardegna è pari a circa il 50% di quello occupato nell'intero territorio nazionale).

Vogliamo partecipare alle scelte che ci riguardano, contare nelle scelte politiche sui beni comuni e sui diritti, a manifestare liberamente il nostro dissenso.

Per aderire all'appello invia una mail a:
associazione5novembre@gmail.com