venerdì 18 luglio 2008

Gli esiti del congresso nazionale devono corrispondere alla effettiva volontà delle iscritte e degli iscritti.


di Ramon Mantovani

I congressi di circolo volgono al termine. La mozione 2 non ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti. Nonostante i suoi conteggi (sempre indietro, guarda caso, di un centinaio di circoli), nonostante il tifo di D’Alema, Veltroni e perfino di Cofferati, dei giornali e delle trasmissioni tv filo PD, nonostante l’occultamento della proposta di superamento di rifondazione, la candidatura alla segreteria del nuovo leader amato dal popolo e, soprattutto, nonostante il tentativo di trasformare il congresso in elezioni primarie con migliaia di nuovi iscritti comparsi dal nulla.

Checché ne dica Gennaro Migliore oggi su Liberazione la proposta della costituente è stata bocciata e non può essere in nessun modo la linea del Partito della Rifondazione Comunista.

Del resto, non sembra aver riscosso molto consenso nemmeno fuori del nostro partito. A meno di considerare le decisioni congressuali di Sinistra Democratica come in sintonia con la costituente proposta dalla mozione 2. Perché delle due l’una: o va bene la proposta di Fava che dice, senza tanti giri di parole e senza tanta demagogica poesia, che la costituente serve a costruire un nuovo partito della sinistra di governo collocato nell’area socialista europea, oppure, altrimenti, si deve dire quale altra costituente si vuole.

Né Vendola, né Migliore né nessun altro esponente della mozione 2 hanno chiarito a Claudio Fava che Rifondazione non può essere disponibile a costituire, ma sarebbe meglio dire ricostituire, il PDS in piccolo nel 2008.

Intanto, però, sono incominciate le grandi manovre sotto il tavolo e alle spalle delle compagne e compagni che hanno votato nei congressi.

Così l’offensiva aperta da Vendola con il suo articolo su Liberazione si accompagna con le “voci” fatte girare ad arte su una presunta spaccatura della mozione 1 nella quale ci sarebbero Ferrero e il sottoscritto intransigenti e l’area di Essere Comunisti in procinto di raggiungere un accordo separato con Vendola.

Anche questo modo di far politica la dice lunga su quale concezione del partito e della sinistra alberghi nel gruppo dirigente della mozione 2. Una verità, condita da belle parole, per i militanti e un’altra per i dirigenti.

Che la mozione 2 cerchi di allargare la base dei delegati al congresso nazionale per eleggere un proprio segretario e per portare avanti comunque la costituente lo trovo scontato. Sta nelle cose. Che pensi che noi si collabori a un simile progetto lo trovo francamente risibile.

Io, per quel che mi riguarda, non sarò disponibile a nessuna altra soluzione che non preveda in modo inequivocabile il rilancio della Rifondazione Comunista come partito e come progetto strategico.

dal Blog di Ramon

giovedì 17 luglio 2008

Come uscire dalla sconfitta. Con Rifondazione Comunista, in basso a Sinistra


di Paolo Ferrero

Il punto politico a cui deve rispondere il congresso mi pare chiaro: come uscire dalla drammatica sconfitta elettorale? Una sconfitta che ha mille cause ma che vede il suo punto focale nel fallimento della strategia di governo del paese con il Partito Democratico. Su tutti i nodi fondamentali il Pd ha mediato con i poteri forti. Noi ne siamo usciti stritolati. In questo contesto la destra affrontando per le corna la crisi economica e sociale, ha proposto la guerra tra poveri - cementata dalle politiche securitarie - come risposta egemone all’insicurezza personale e sociale.
Mi pare quindi evidente che per uscire dalla sconfitta si debba avere la capacità di avanzare una proposta non minoritaria che faccia i conti con la crisi della globalizzazione, in termini opposti a quelli della destra. Il nodo è cioè come ricostruire un conflitto efficace, che ponendo il tema della trasformazione sociale, politica e culturale, permetta la costruzione di soggettività non subalterne al populismo razzista. Un conflitto che deve attraversare i nodi dello sfruttamento del lavoro, come della natura, della libertà sessuale, della democrazia, della questione morale, della laicità dello stato. La ricostruzione del movimento è dunque fortemente intrecciata alla costruzione di un universo simbolico contrapposto ai valori reazionari che agisce la destra populista impastando arroganza di classe, patriarcato, clericalismo e razzismo. Va rotto lo schema ideologico secondo cui chi è ricco ha ragione, chi è povero ha torto e la società si divide in “normali” e “devianti” da perseguire.

Oggi più che mai, la validità della nostra proposta politica si misura nella sua capacità di incidere direttamente sui rapporti sociali esistenti. In base a queste considerazioni a me pare che si possa uscire dalla sconfitta, con Rifondazione Comunista, in basso a sinistra. Dalla sconfitta occorre uscire con una svolta a sinistra; occorre riprendere in pieno la nostra autonomia strategica e progettuale dal Pd. Il nostro obiettivo non è la ricostruzione in altre forme del centrosinistra ma far vivere una sinistra di opposizione. Dalla costruzione dell’opposizione a Governo e Confindustria e dalla critica al bipolarismo può nascere una interlocuzione con il Pd o con parti di esso, non certo dalla condivisione di un comune progetto politico che non c’è. La costruzione dell’opposizione è parimenti decisiva per far dialogare e interagire positivamente le diverse anime politiche, sociali e culturali della sinistra. Per costruire l’unità nel vivo del conflitto.
In una fase in cui la crisi economica è destinata ad aggravarsi e in cui la prospettiva è il peggioramento delle condizioni di vita di milioni di persone occorre riprendere appieno la carica dell’alternativa che Genova ha declinato con lo slogan «un altro mondo è possibile». Occorre fare di Rifondazione Comunista il motore dell’alternativa.

Questo profilo antagonista non ha nulla a che vedere con la propaganda o il massimalismo. Non si tratta di declamare obiettivi irraggiungibili ma di costruire percorsi di lotta sui diversi punti dello scontro politico, a cui va intrecciata una vertenzialità concreta a difesa delle condizioni di vita e di lavoro degli strati popolari. Occorre far vivere nei concreti processi sociali, l’alternativa alla guerra tra poveri. Come ci insegna la storia del movimento operaio, la politica non è solo rappresentanza istituzionale, ma pratica del conflitto e mutualità solidale.

Per produrre questo lavoro politico è necessaria Rifondazione Comunista. La proposta di costituente della sinistra esce sconfitta dai congressi dei circoli. Si tratta di prenderne atto e di rilanciare Rifondazione Comunista, fuori da ogni chiusura e da ogni settarismo, a partire dalla nostra collocazione politica di sinistra, cuore dell’opposizione, e dalla nostra presentazione alle prossime elezioni europee con il nostro simbolo. Il rafforzamento della Sinistra Europea, come polo di aggregazione alternativo al Partito Socialista Europeo, è infatti costitutivo del nostro progetto politico. Non si tratta però solo di proseguire l’esperienza di Rifondazione. Si tratta di rimettere mano al partito nella direzione che abbiamo indicato a Carrara. Dare centralità al lavoro di radicamento sociale significa modificare il nostro modo di operare, gli stili di lavoro. Significa democratizzare, deburocratizzare, valorizzare il saper fare e i saperi sociali. Insieme a questo è necessario rimettere al centro il tema della rifondazione del comunismo, cioè della costruzione di un universo simbolico in grado di rappresentare la volontà del trascendimento dello stato di cose presenti. Evitare che il comunismo diventi folclore e venga derubricato dalla politica è uno dei compiti non secondari del nostro impegno. Perché senza un punto di riferimento ideale non esiste la possibilità di condurre una efficace battaglia per la trasformazione sociale. Rifondazione Comunista non è solo il nome del nostro partito, è un progetto politico per cui val la pena di spendere la propria vita.

mercoledì 16 luglio 2008

La costituente della sinistra non passa.


di Carlo Sandri

La pallina della roulette ha quasi finito di girare e si può cominciare a delineare quale sarà la platea del congresso che si aprirà a Chianciano fra poco più di una settimana. C’è stata fino all’ultimo una guerra delle cifre, appunto simile alla pallina che gira e non si sa se si poserà sul rosso, sul nero, sullo zero, su quale numero. Stando agli articoli comparsi sui giornali la mozione due, primo firmatario Nichi Vendola, ogni giorno era sempre più vicina a superare quel 50% dei voti necessari per assicurarsi la maggioranza per eleggere il segretario e avere il pallino nelle mani per costruire alleanze. Insomma, una cosa è proporre l’unità del partito avendo la maggioranza assoluta, altro è invece trovarsi in minoranza nel quadro complessivo del risultato congressuale.

Sapendo per di più che le altre quattro mozioni non condividono la scelta politica di fondo rappresentata dalla costituente della sinistra con tutto ciò che comporta in termini della futura esistenza o meno di Rifondazione. Anche le dichiarazioni di numerosi aderenti alla mozione lasciavano capire che, dopo una fase iniziale di prevalenza della mozione uno, il sorpasso era questione di tempo e poi la strada sarebbe stata tutta in discesa. E’ accaduto così che nel sito della mozione Vendola i voti contati sono arrivati fino ad oltre il 49% e tutto era pronto per il fatidico taglio del filo di lana del 50%. Nel sito della mozione numero uno, primi firmatari Acerbo, Ferrero, Grassi e Mantovani, la situazione veniva presentata diversamente. C’era una crescita della mozione di Vendola, ma mai si avvicinava così tanto alla maggioranza assoluta. Perché questa diversità di risultati? Seguendo giorno dopo giorno le tabelle di marcia dei due siti si poteva costatare che c’era una differenza nel numero dei circoli scrutinati.

Sempre un centinaio in meno nel sito che definiamo per comodità Vendola e forse, riteniamo per carenza di informazione, di quel centinaio facevano parte i circoli in cui la mozione uno aveva preso qualche voto in più. Accadeva così che si registrava un singolare saliscendi: nel sito Vendola calava la mozione Vendola e nel sito che chiameremo Ferrero saliva la mozione Vendola. Ora siamo quasi arrivati alla stabilizzazione dei risultati tanto che i numeri dei due siti indicano una identica tendenza: nessuna mozione otterrà la maggioranza assoluta. Il sito Ferrero, quello più aggiornato per numero di circoli conteggiati, offre questi risultati: mozione uno 40,6, mozione due 46,9, mozione tre 7,8%, mozione quattro 3,2, mozione cinque 1,5. I circoli conteggiati sono 2022. Nel sito Vendola alla solita ora i circoli conteggiati erano 1904 e davano alla mozione uno il 39,70 e alla due il 48,16. In quei circoli ancora invisibili ci sono, evidentemente, i voti mancanti alla mozione uno che conquista la maggioranza in 928 strutture territoriali contro le 765 della Vendola. Alla mozione uno va la maggioranza nel Nord e nel Centro mentre nel Mezzogiorno e nelle isole i voti parlano a favore della mozione due.

Questo il panorama al momento in cui scriviamo. Nessuna delle mozioni, allo stato, ha vinto, ha cioè conquistato la maggioranza assoluta. Del resto anche un comunicato del documento Vendola, seppur fra le righe, lo riconosce quando parla di “maggioranza del consenso degli iscritti”. Se è vero che “ogni soluzione del congresso- si afferma- non può che partire dalla presa d’atto di questa semplice verità” si riconosce però la possibilità di altre ipotesi politiche anche se “non possono ambire” a indicare un progetto politico. Si ribadisce così che l’unico progetto in campo è quello della “costituente della sinistra”. Ma qui sta il punto: questo progetto, proprio dai numeri dei congressi di circolo, esce battuto, non avendo la maggioranza assoluta. “L’ipotesi della costituente della sinistra- si legge sul sito Rifondazioneinmovimento.org (mozione uno)- ipotesi sulla quale la mozione due e il suo candidato segretario Vendola avevano puntato tutte le loro carte è stata sinora seccamente bocciata” e si ricorda che questa ipotesi “è stata rifiutata dai promotori di tutte le altre mozioni presentate”. Al Congresso nazionale il compito di fermare la pallina della roulette sul numero giusto. Un compito arduo.

martedì 15 luglio 2008

PRC, MOZIONE 1: POLITICAMENTE BOCCIATA L’IPOTESI DELLA COSTITUENTE DELLA SINISTRA. ECCO TUTTI I NUMERI.



Dopo l’ultima tornata di votazioni svoltesi nello scorso week-end e a fronte di 1.988 circoli scrutinati (pari a 41.938 voti validi) sui circa 2100 circoli totali del Prc, i conteggi provvisori (mancano ancora 126 circoli, ad oggi, che voteranno nelle prossime ore e giorni) fatti dai compagni del coordinamento della mozione 1 (e facilmente reperibili sul nostro sito, www.rifondazioneinmovimento.org) riportano quanto segue: 41,1% (pari a 17.177 voti assoluti) alla mozione n. 1 (Acerbo-Ferrero-Grassi-Mantovani), 46,5% (19.485 voti assoluti) alla mozione 2 (Vendola), 7,8% (3288 voti) alla mozione n. 3 (Pegolo), 3,2% (1356 voti) alla mozione n. 4 (Bellotti), 1,5% (632 voti) alla mozione 5 (De Cesaris-Russo). Da notare la distribuzione geografica del voto, che vede il documento n. 1 prevalere nel Nord (50,7%), nel Centro (45,0%) e nelle circoscrizioni Estere (42,6%) mentre il documento n. 2 prevale nettamente soltanto nel Sud (61,7%) e - parzialmente - nelle Isole (48,7%), sempre nei confronti del documento n. 1.

Assicurando la scrupolosità e meticolosità della raccolta dei dati, per ora solo ufficiosi, raccolti dal coordinamento della mozione n. 1, è evidente - sul piano politico - una prima notazione. E cioè che l’ipotesi della costituente della sinistra, ipotesi sulla quale la mozione n. 2 e il suo candidato segretario Vendola, avevano puntato tutte le loro carte, è stata sinora seccamente bocciata dalla stragrande maggioranza dei compagni iscritti e dei circoli del Prc - circoli, peraltro, dove la mozione 1 prevale in 924 contro i 747 della mozione 2, i 158 della mozione 3, i 40 della mozione 4 e i 26 della mozione 5, mentre 93 sono i “pareggi” - visto che tale ipotesi è stata rifiutata dai promotori di tutte le altre mozioni che si sono presentate per il congresso del Prc.

Ufficio stampa Prc