venerdì 13 febbraio 2009

Sardegna al voto. Ferrero: «Con Soru, alla sua sinistra»


di Checchino Antonini
da Liberazione.it
13/02/2009


Dal "cortile di casa" di Berlusconi fino al simbolo del declino industriale, di uno sviluppo distorto e devastante. Da Olbia, in Gallura, a Porto Torres e poi fino a Sassari. Le ultime battute della campagna elettorale sarda (si vota domenica e lunedì), Paolo Ferrero le trascorre in una sorta di assemblea itinerante che si conclude in serata, a Sassari, di fronte a oltre cento persone che lo aspettano nel salone di un albergo. I particolari appresi durante il viaggio gli faranno dire che Cappellacci, il candidato ufficiale del Pdl, «non c'entra». La sfida è tutta tra Berlusconi - suo il nome nel simbolo della coalizione - e Soru, il governatore uscente, sostenuto da tutto il centrosinistra.

La parata di ministri che s'è consumata nell'Isola (con le gaffes tipiche del governo, ad esempio sui 500 milioni per il raddoppio della Sassari-Olbia che appaiono e scompaiono dai bilanci) e la presenza assidua di Berlusconi, che ha concreti interessi in Sardegna (anche con la famiglia di Cappellacci), confermano «un'idea della Sardegna vista da fuori, di uno sviluppo "mordi e fuggi" come è accaduto col petrolchimico», dice il segretario nazionale di Rifondazione reduce da un giro ai cancelli del mastodontico impianto di Porto Torres dove nel '77 si lavorava in 13mila e oggi sono appena 2mila (in tutta la Sardegna gli operai sono 7.500) perdipiù rientrati per soli due mesi dalla cassa integrazione.

Una mossa elettorale di Scajola, ministro dell'industria, gli spiegano Mario Satta, segretario provinciale, e Mario Culeddu del Cpn. Enichem, infatti, vuole dismettere senza garanzie per i progetti di risanamento (c'è una montagna di fanghi rossi e altri veleni nascosta lì sotto, l'80% di chi ha lavorato qui non raggiunge i 65 anni di vita), di riconversione dell'area e della riqualificazione dei lavoratori, come dice Mauro Marongiu, metalmeccanico e candidato Prc, mentre le tute blu sciamano veloci verso i pullman che li riportano in città. La chimica ha stravolto l'isola ma ha anche innescato processi virtuosi negli anni passati: «I pastori che andarono a formarsi Porto Marghera per poter aprire Ottana, ritornarono politicizzati», spiega Culeddu.

Lo stesso modello è alla base dell'idea delle destre di puntare sulla speculazione edilizia per promettere posti di lavoro. Ne sa qualcosa chi sta facendo propaganda tra Olbia, la Costa Smeralda e La Maddalena, come Gianpiero Cannas e Giuseppe Dao. Lo slogan di un candidato berlusconiano annuncia con toni intimidatori che «la Gallura deve crescere e nessuno la deve fermare». Quel "nessuno" è Soru, o meglio, il suo piano salvacoste e l'impianto urbanistico alla base delle resistenze trasversali che hanno portato alle sue dimissioni, alla fine di novembre, e a queste elezioni regionali che si preannunciano elezioni dalla doppia valenza. A Ferrero non sfugge che «se Berlusconi prende uno schiaffo in Sardegna» potrebbe essere un passo verso la ricostruzione di un'efficace opposizione.

Le voci bene informate danno per probabile una vittoria del governatore uscente ma non delle liste che lo sostengono. Il rischio è un rigonfiamento del consiglio regionale, previsto in questo caso dalla legge elettorale. Per questo, tutti i candidati di Rifondazione vanno ripetendo l'appello per un voto completo: per il presidente e per la lista del Prc che registra «una buona convergenza sui contenuti con Soru e spesso un dissenso verso il suo dirigismo», riprende Ferrero. «Ma a volte siamo stati capaci di fargli cambiare idea - precisa Pierluigi Mulliri, della segreteria regionale - per esempio sull'inceneritore di Ottana, tanto che sembravamo noi, e non il Pd il partito del governatore».

Nel suo programma Rifondazione insiste sui progetti già avviati nella prima esperienza di governo, «a sinistra di Soru»: reddito di cittadinanza, lavoro buono (del Prc è l'assessora regionale uscente, Romina Congera, ora candidata: è stata lei a promuovere la legge per sostenere economicamente le famiglie dei morti sul lavoro), energia pulita, estensione del diritto allo studio sulla scia di progetti come "Master and back" (che sostiene con 500 euro al mese gli studenti meritevoli che si impegnano a tornare sull'Isola), ripubblicizzazione dell'acqua, chiusura del Cpt di Elmas, smilitarizzazione del territorio devastato dalle servitù militari, riforma della politica. E' lo stesso Ferrero a non sottovalutare le divergenze con Soru. La più visibile è sul G8 ma è una «dialettica fisiologica in coalizioni indotte da un pessimo sistema elettorale». Tutto ciò dentro una crisi economica che mostra i suoi effetti e una crisi politica che, tuttavia, qui in Sardegna non ha registrato la scissione del Prc. Merito del mancato incontro con la locale Sd ma soprattutto merito dello statuto nazionale che garantisce ampi margini di autonomia al partito sardo «deciso a ricostruire la sinistra ma a partire da Rifondazione».

Nella giungla sarda dei call center


di Roberto Loddo
da Liberazione.it
13/02/2009

«Buongiorno, sono Roberto Guidi del servizio clienti». Una frase ripetuta centinaia di volte al giorno, da 80mila lavoratori e lavoratrici dei Call Center in tutta Italia, e 8 mila solo in Sardegna. Una frase rituale che caratterizza lo status quo della generazione "usa e getta". Da una lunga indagine sui call center della Provincia di Cagliari, partita il primo maggio 2007 e conclusa il 30 settembre scorso dalla Direzione Provinciale del lavoro emerge un quadro lavorativo del popolo delle cornette preoccupante e disastroso. La percentuale delle stabilizzazioni è ferma al 2,5%. La circolare dell'ex ministro del lavoro Damiano è rimasta disattesa assieme agli accordi sindacali che prevedevano la promozione della trasformazione dei rapporti di collaborazione a progetto mediante la stipula di contratti di lavoro subordinato. Le conclusioni delle ispezioni evidenziano una "giungla" fuori da ogni legalità, lontana dalle garanzie dello statuto dei lavoratori.

Per il mondo del call center cagliaritano i problemi non sono finiti, e le prospettive future prevedono disastri ben peggiori. A partire dalla famigerata "nuova circolare Sacconi" sui call center, emanata lo scorso dicembre, che in base ad una sentenza della cassazione produrrà un effetto di tolleranza verso gli abusi e incoraggiamento verso il precariato. La finalità della "Circolare Sacconi" è infatti quella di contestare e riformulare gli indici presuntivi sulla subordinazione dei lavoratori dei call center presenti nella precedente "Circolare Damiano". La Slc Cgil ricorrerà alla magistratura per chiedere il ritiro della circolare, ma un terremoto sta per abbattersi sugli operatori out bound.

Un'altra drammatica emergenza è rappresentata dal Garante per la protezione dei dati personali, che lo scorso 26 giugno ha vietato ad alcune società specializzate il trattamento (non in conformità con la legge) dei dati personali. Dati provenienti da elenchi telefonici pubblicati prima del primo agosto 2005 e senza che gli interessati abbiano espresso il proprio consenso. Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil, ha proposto un tavolo negoziale tra Garante, aziende e sindacati sottolineando che «il Garante ha chiesto solo il rispetto della legge. Le aziende oneste acquistano i dati in conformità con le norme in vigore, altre invece attingono a banche dati non autorizzate».

La lotta per l'estensione delle tutele e dei diritti ai lavoratori dei call center può nascondere anche numerose e invisibili "trappole". Trappole costruite con l'accordo consapevole di improvvisati difensori dei diritti sociali e famelici imprenditori senza scrupoli. L'esempio più eclatante è ben descritto in Internet su un noto sito di annunci di lavoro, a cui numerose aziende di telecomunicazioni fanno riferimento per la ricerca di operatori. Cliccando su alcuni annunci si nota infatti l'offerta di un "contratto a progetto", con l'applicazione di un "contratto" sottoscritto tra l'azienda (citata nel sito) e il movimento sindacale Zona Deprecarizzata a tutti i lavoratori selezionati. C'è da rimanere sbalorditi nello scoprire come un movimento che fonda la propria natura sulla lotta alla precarietà rivendichi e sostenga un accordo lontano anni luce dal riconoscimento dei diritti dei lavoratori.

Fortunatamente esiste (ancora) il contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni, che l'attuale governo Berlusconi vorrebbe mettere in soffitta. E fortunatamente la realtà dei call center di Cagliari è fatta anche di imprenditori seri e onesti che portano avanti un'idea di impresa compatibile con i diritti sociali dei lavoratori. La data del 19 settembre ha rappresentato una delle poche note positive del 2008. Una grande manifestazione nazionale in contemporanea con lo sciopero nazionale di tutte le aziende di call canter. Una manifestazione colorata e partecipata sotto la pioggia di Roma, con 5mila operatrici e operatori che per una giornata si sono "sloggati" dalle cuffiette per dire basta a tutte le leggi che producono precarietà, e a tutte le imprese che ricorrono al lavoro irregolare e ai bassi salari. Insomma, i lavoratori dei call center hanno molti motivi per impedire che la Sardegna cada in mano a Capellacci-Berlusconi e, al contempo, dovrenno organizzarsi meglio perché neppure la vittoria di Soru risolverà tutti i loro problemi.

domenica 8 febbraio 2009

Le proposte di Rifondazione a tutela dei salari e dell'occupazione

www.mappadeiconflitti.org

LA SARDEGNA CHE CAMBIA CON I COMUNISTI, per la PACE il LAVORO e i DIRITTI

INCONTRO - DIBATTITO

LA SARDEGNA CHE CAMBIA
CON I COMUNISTI
PACE LAVORO DIRITTI

Giovedì 12 febbraio 2009
ore 17:00
La Vetreria - Via Italia - Pirri

coordina
AVV. MARIO CANESSA

intervengono
RAMON MANTOVANI
Direzione nazionale di Rifondazione Comunista

GIUSEPPE STOCCHINO
candidato alle Elezioni regionali del 15 e 16 febbraio




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