sabato 21 febbraio 2009

23 febbraio-1° marzo: una settimana di campagna straordinaria: tutti i circoli mobilitati per il Prc e per «Liberazione»

di Claudio Grassi
responsabile Organizzazione segreteria nazionale Prc bandierarifondazione.jpg


Dopo aver realizzato il 24 e il 25 gennaio scorsi due giornate per il tesseramento, sulla base del positivo riscontro che abbiamo avuto, riteniamo utile darvi continuità. Proponiamo una settimana - dal 23 febbraio al 1 marzo - di mobilitazione straordinaria di tutti i circoli. Avanzando questa proposta, non vogliamo solo sollecitare assemblee degli iscritti per rinnovare la adesione al Partito, cosa di per sé importantissima, ma fare qualcosa di più. La situazione che stiamo vivendo, infatti, è eccezionale e non può che essere affrontata come tale.


In primo luogo vi è la drammaticità della crisi economica. Berlusconi dopo aver sostenuto che con un po' di ottimismo si sarebbe risolto tutto, oggi si dice "molto preoccupato". Naturalmente ciò non significa che i provvedimenti che il governo sta prendendo siano adeguati. Anzi. A fronte di un aumento enorme della cassa integrazione, della cessazione del contratto di lavoro per centinaia di migliaia di lavoratori precari, non si vede all'orizzonte alcun intervento serio che non sia il solito contributo, attraverso la rottamazione, per l'industria automobilistica. Alla drammatica situazione di numerose famiglie che si trovano a dover fare i conti con un proprio componente che perde il lavoro o che va in cassa integrazione, non viene dato alcun aiuto. Ai giovani precari viene negata qualsiasi prospettiva che non sia quella di svolgere - nella migliore delle ipotesi - lavori saltuari.
Mentre avviene tutto questo abbiamo una "opposizione" parlamentare inesistente. Il Partito Democratico, diviso su tutto, non va al di là di qualche critica, ma non organizza nel Paese e in Parlamento una opposizione degna di questo nome. D'altra parte come potrebbe farlo visto che in questi anni ha spesso sostenuto quei provvedimenti economici che sono all'origine della crisi e cioè privatizzazioni, precarizzazione del lavoro e contenimento dei salari? Ma anche Di Pietro sulla crisi non alza la voce. Anche per lui, come per il Pd, sembra valere la regola che si può parlar male di Berlusconi, ma, quando ci sono di mezzo i padroni e la Confindustria, è meglio tacere. La partita tuttavia è aperta perché, come si è visto dallo sciopero di venerdì, vi è una reazione del mondo del lavoro forte e combattiva e vi è un impegno non solo di alcune categorie o del sindacalismo di base a sostenerla, ma di tutta la Cgil.

In secondo luogo siamo già entrati in una importantissima campagna elettorale. Ci andiamo con una legge elettorale voluta dal Partito Democratico e votata da tutti i partiti presenti in Parlamento, Italia dei Valori compresa, che introduce una soglia di sbarramento del quattro per cento. Veltroni, che in passato aveva criticato Berlusconi per aver cambiato all'ultimo momento la legge elettorale per ricavarne un vantaggio di parte, si è comportato esattamente nello stesso modo pensando di ridurre per questa via il calo di consensi del Pd. Non ci riusciranno. Rifondazione Comunista supererà la soglia perché la netta impressione che si percepisce è che questa volta il voto utile sarà "alla rovescia".
Questa volta, poiché non si vota per il governo del Paese, non c'è lo spauracchio di Berlusconi e una Sinistra debole, come si è visto in questi mesi, determina un Pd sempre più centrista e priva di rappresentanza il mondo del lavoro più combattivo. Quello che era in piazza venerdì, per intenderci. Inoltre questa volta non ci presenteremo agli elettori con un simbolo sconosciuto e un programma indefinito, come avvenne il 13 e 14 aprile scorsi. Come ha deciso infatti la Direzione, mercoledì scorso, ci proponiamo di costruire una convergenza con le altre forze comuniste, anticapitaliste, di movimento, sulla base di un programma nettamente di sinistra, che abbia come sbocco naturale il Gue del Parlamento europeo, a partire dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista.

In terzo luogo dobbiamo fare tutto questo mentre una parte dei compagni che al congresso avevano sostenuto la mozione di Nichi Vendola è uscita dal Partito e sta dando vita ad un nuovo movimento politico, il Movimento per la Sinistra. Questi compagni stanno costruendo un cartello elettorale con Sinistra Democratica, i Verdi e i Socialisti. Ci criticano perché non abbiamo accettato anche noi di farne parte. A parte che è un po' singolare fare una scissione e contemporaneamente fare assieme una lista elettorale, ma ciò che proprio non condividiamo è ripetere l'esperimento dell'Arcobaleno e cioè quello di pensare che si supera lo sbarramento facendo un'ammucchiata per dividersi subito dopo il voto.

Sono questi i motivi che ci spingono a sollecitare nel Partito una mobilitazione vera, non rituale, partecipata, aperta. I modi con cui realizzarla possono essere molteplici, essi vanno dall'assemblea pubblica per discutere delle nostre proposte contro la crisi, all'iniziativa in difesa dei beni comuni, dalla presenza in piazza con la vendita del pane, al volantinaggio davanti ad un supermercato o ad una fabbrica, da un presidio antifascista, alla raccolta di fondi per la Palestina. Chiediamo ad ogni circolo di muoversi in questa direzione raccogliendo e sollecitando nel vivo dell'azione politica l'iscrizione a Rifondazione Comunista. Senza dimenticarci di Liberazione . Dal ventitré febbraio al primo marzo è anche la sua settimana. Quindi in ognuna di queste iniziative non ci si dimentichi di prenotare le copie di Liberazione e di diffonderle. Come si è visto dallo straordinario successo che ha avuto la diffusione del nostro quotidiano nella manifestazione di venerdì, si può fare.

Ricominciamo da Sinistra Europea


ROMA, Sabato 21 febbraio ore 10 -16
ASSEMBLEA AL RIALTO OCCUPATO

L'appello "a sinistra per davvero, ricominciamo da Sinistra Europea" è stato sottoscritto, fra associazioni e persone singole, da tutti quelli che perseguono l'obiettivo di ricosturire una connessione fra le decisioni a livello europeo e la vita di noi tutti. Questo del Rialto è il primo appuntamento per costruire l'unità sulla base della pratica e dei principi comuni

di Monica Sgherri
responsabile dipartimento Sinistra Europea


La vittoria del Pdl in Sardegna è lo specchio del fallimento del progetto del Pd Di quel progetto che nasce dallo scioglimento del Pci e che ininterrottamente per tutti questi anni coniuga perdita di identità e spostamento costante verso politiche liberiste e impopolari troppo simili al centro destra (a partire proprio dalla privatizzazione dell'acqua-bene comune indispensabile alla vita- e dalla precarizzazione del lavoro). Un grande vuoto lasciato a sinistra che neanche i partiti della sinistra alternativa sono riusciti a coprire. Questo ci dice il fallimento della Sinistra Arcobaleno, drammaticamente battuta per mancanza di credibilità del suo progetto, del governo Prodi affossato anche da autorevoli esponenti oggi presenti nei ranghi del centro destra, di Soru sconfitto anche dalla paura della crisi economica e dalla speranza che speculazione edilizia e svendita del territorio possano diventare un'ancora di salvezza. Tutti noi siamo oggi chiamati a rispondere di una pesante sconfitta politica e culturale che ha radici profonde, che apre le porte ad una riscrittura materiale della Costituzione nel segno della controriforma autoritaria, dai caratteri reazionari e xenofobi, segnata della volontà di "uccidere" definitivamente la sinistra d'alternativa, con la soglia di sbarramento elettorale per le elezioni europee.

Eppure registriamo importanti segnali di ripresa della mobilitazione sociale nel paese, come ci dicono le lotte cresciute sotto la bandiera di "noi la crisi non la paghiamo". Dalla scuola, agli scioperi generali del 16 novembre, del 12 dicembre fino all'ultimo del 13 febbraio. A livello locale i territori sono ricchi di esperienze di conflitto che a partire dal proprio specifico, siano esse le lotte per il diritto all'abitare o per la salvaguardia dell'ambiente e della salute, sviluppano lotte antisistemiche per un altro modello di sviluppo, diametralmente contrapposto alla crescita illimitata. Il tema è quello di cercare di costruire concretamente le risposte e le pratiche per uscire dalla crisi della globalizzazione capitalistica, in basso a sinistra. Non si tratta solo di salvare Rifondazione Comunista ma di costruire e ricostruire uno spazio politico aperto al protagonismo che ancora è forte nella società, uno spazio che sappia far convivere le forme organizzate dei partiti con le altre forme dell'organizzazione della vita politica e sociale.

Per questo è importante l'appello "A sinistra per davvero, ricominciamo da sinistra europea" sottoscritto da associazioni, personalità e da molti di noi, con un appuntamento per sabato 21 febbraio a Roma al Rialto Occupato. E' importante perché quella europea è la dimensione reale dove passano le scelte che condizionano gli stati nazionali, proprio quell'Europa che da Maastricht in poi è stata governata dal liberismo e dal monetarismo della Banca Centrale, che ci chiede di innalzare l'età pensionistica per le donne in Italia ma dimentica di pretendere che l'Italia si adegui agli altri grandi paesi sull'estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i disoccupati ed inoccupati, la stessa Europa che dimentica i morti sul lavoro.

Sinistra Europea è stata quella esperienza generosa, e colpevolmente sacrificata da Rifondazione Comunista, dove si è sviluppata la possibilità di fare agire insieme soggetti e culture diverse, che offre la risposta concreta a qualunque scorciatoia identitaristica o organizzativistica in nome dell'unità: se le ipotesi unitarie basate sulla rinuncia e cancellazione delle identità, degli ideali e delle culture, oggi sono da respingere, perché palesemente fallite, altrettanto velleitari e, nei fatti, autoritari, sono i richiami a un passo indietro. Oggi l'obiettivo deve essere quello di ricostruire una connessione vera tra quanto si decide a livello europeo e quanto questo determina la vita delle persone in un contesto di crisi profonda. Oggi è necessario un passo avanti di tutti, per coniugare insieme unità e pluralità. L'obiettivo dell'unità a sinistra può essere praticato concretamente sulla base di pratiche, principi e obiettivi comuni. Sabato al Rialto può essere un punto comune per ripartire.