lunedì 7 marzo 2011

Sardegna: Quirra e dintorni, ovvero la pentolaccia scoperchiata.


Un giorno dopo l’altro, pezzo dopo pezzo, viene alla luce il disastro ambientale prodotto dal Poligono Interforze di Quirra. Ma quanta fatica! Inascoltati dai mass-media, guardati con malcelata ostilità dalle popolazioni che credevano (qualcuno crede ancora) nell’utilità delle basi militari per un po’ di salario sicuro a chi riusciva a farsi assumere, senza sapere, o senza capire (o mettendo consapevolmente a rischio la propria salute per tirare su famiglia) che ogni esercitazione portava via qualcosa alla dignità della nazione sarda, alla salute dei suoi figli.

Trent’anni a ripetere queste denuncie: eravamo anticapitalist*, extraparlamentar*, demoproletar*, comunist* di dieci diversi partiti, indipendentist*, femminist* contro ogni forma di patriarcato, democratic* senza partito, movimentist*, pacifist*, antisviluppist*, ecologist*…. Insomma eravamo anti, ma in tutti cresceva anche la consapevolezza di essere usati come una colonia e ora è tempo di dire tutti insieme “anti… per” la liberazione della Sardegna dalle basi militari che sono il simbolo più evidente, e fra i più gravi, della colonizzazione.

E venne un uomo da lontano: forse, poco sapeva di Sardegna e di basi militari, ma è un procuratore della Repubblica che, invece di sonnecchiare, non ha posto solo la domanda giusta davanti ai morti e ai malati, alle discariche inquinanti, ha anche agito, come deve fare un vero procuratore, per trovare la risposta a tutte le domande. Ha messo le mani dove a noi non era permesso, dove autorità imbelli non hanno osato e, ora, anche la stampa comincia a raccontare e il racconto diventa denuncia, la denuncia maggiore consapevolezza fra la popolazione.

Non serve chiedersi quanto sia anche merito di tutti quei partiti e associazioni che hanno consegnato attraverso quarant’anni il testimone della denuncia ai giovani di oggi. Ora serve vigilare perché il procuratore non si senta solo: la pentola finalmente scoperchiata anche da un’istituzione, non contiene solo materiale pericoloso, contiene anche relazioni pericolose, un intreccio di interessi forti che tenteranno di nasconderla in una pentola più grande con un coperchio più pesante.

Andiamo avanti tutti insieme per sventare una manovra subdola che viene messa già in campo. Infatti, c’è chi riprende con forza la tesi dei padroni di sempre: se le esercitazioni inquinano la terra e gli uomini, che siano i pastori e gli agricoltori ad andare via! Il loro reddito non è minimamente paragonabile a quanto garantisce l’“affitto” del poligono agli eserciti che vengono a sperimentare i loro sistemi d’arma!

Già, non resterebbe che spostare anche i paesi dei dintorni! Il nostro cammino è ancora in salita.

Vincenzo Pillai

Responsabile Dipartimento Regionale

"Problemi del lavoro e dei rapporti con i movimenti sociali"

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