giovedì 16 ottobre 2008

RIPRENDIAMOCI LE UNIVERSITA'!


L'opposizione ai tagli del governo Berlusconi si sta facendo sentire in tutto il territorio, forte e chiara. Le nostre proposte scarica il volantino

Fabio de Nardis, Resp. Nazionale Università e Ricerca Prc-Se


Le mobilitazioni contro il progetto di dismissione dell’Università pubblica portato avanti dal Governo Berlusconi proseguono senza sosta facendo registrare giorno dopo giorno salti di qualità sul piano quantitativo e qualitativo. Studenti, docenti, ricercatori, tecnici e amministrativi unitariamente dicono no allo svuotamento della struttura pubblica dell’alta formazione.
Da Nord a Sud in quasi tutti gli Atenei italiani si svolgono cortei spontanei, occupazioni simboliche di Facoltà e Rettorati, presidi democratici. I lavoratori della conoscenza sono in fermento e gli universitari si uniscono alle lotte gloriose di genitori, docenti e studenti del mondo della scuola pubblica anch’essa soggetta a un attacco vergognoso da parte del Governo.
Da anni non si assisteva a un simile fermento. I precari degli enti di ricerca si ribellano contro chi vorrebbe togliere loro il diritto acquisito alla stabilizzazione. In molte università italiane i ricercatori paralizzano l’avvio dell’anno accademico rinunciando ai propri insegnamenti o trasformando le lezioni istituzionali in dibattiti in aula o nelle piazze sulle conseguenze della “riforma” Gelmini sull’assetto dell’Università italiana.

In nome di una finta efficienza e di una ideologia meritocratica che si traduce in selezione di classe il Governo ci propone l’immagine di una società della conoscenza ridotta ad aggregato culturale di merce scadente. E lo fa nel modo peggiore, cioè affossando le prospettive di sviluppo di un paese atterrato dalle deficienze di un capitalismo in crisi che oggi chiede allo Stato di intervenire a risolvere le sue contraddizioni.
Tagli ai finanziamenti sul fondo di finanziamento ordinario, riduzione a un quinto del rapporto già basso tra pensionamenti e nuove assunzioni, abolizione del valore legale del titolo di studio, aumento dei corsi di laurea a numero chiuso, costruzione di Università di élite, magari come quei centri di “eccellenza”, tanto cari al Ministro Tremonti, che di eccellente hanno solo il fiume di quattrini che rubano allo Stato, mentre le Università pubbliche rischiano la bancarotta.
E poi l’obbrobrio che rischia di essere esteso al mondo della scuola della possibilità di trasformarsi in fondazioni private che rappresenterebbe l’ultima frontiera di un’autonomia finanziaria ridotta a privatizzazione delle prassi gestionali degli Atenei attraverso la totale alienazione di strutture e risorse pubbliche. Uno scempio legislativo applaudito dalla finta opposizione del Partito Democratico che già in passato aveva dimostrato sintonia con questa inedita cultura di statalismo neoliberista che nulla ha a che vedere con quel modello anglosassone tanto acclamato ma evidentemente poco conosciuto dai legislatori nostrani.

A tutto questo ci opponiamo
partecipando alle mobilitazioni spontanee degli studenti e dei lavoratori della conoscenza importando nei conflitti il nostro punto di vista di comuniste e comunisti e la nostra piattaforma politica di classe che persegue una Università pubblica e un sistema della ricerca di massa e di qualità. Esigiamo la stabilizzazione immediata dei precari di lungo corso e un finanziamento straordinario per l’assunzione a breve di nuovi ricercatori.
Chiediamo una riforma dello statuto giuridico dei docenti con separazione netta tra assunzione e avanzamento di carriera e un adeguamento stipendiale quanto meno per la terza fascia (gli attuali ricercatori). Chiediamo un innalzamento delle borse di dottorato. Vogliamo la completa abolizione delle selezioni in ingresso ai corsi di laurea e l’azzeramento delle tasse di iscrizione all’Università per studenti e studentesse provenienti da famiglie con basso reddito.
Vogliamo una riforma del sistema di governo degli Atenei in senso democratico e partecipativo. Vogliamo che venga istituito il diritto di assemblea d’Ateneo e di Facoltà con conseguente sospensione della didattica. Vogliamo una Università che selezioni in base al merito e non alla classe sociale. Per far questo servono risorse.
Chiediamo quindi un taglio radicale della spesa (sempre crescente) destinata ai nuovi armamenti e magari il recupero dei milioni di euro che ogni anno sono regalati alla chiesa cattolica attraverso il trucco dell’8 per mille destinando il ricavato alla ricerca pubblica.
Chiediamo forse la luna? Bene. Se un sistema della ricerca e della formazione di massa e di qualità dentro una società compiutamente democratica si chiama luna, allora sì. Chiediamo la luna.

Roma, 14 Ottobre 2008
da Rifondazione.it

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